Per comprendere la crisi in Grecia in modo più semplice e concreto, qui ci sono 12 grafici e mappe raccolte dal sito americano Vox che aiuteranno a farvi capire di che si tratta. Noi lo abbiamo già fatto a nostro modo, qui, spiegandola senza giri di parole.
1 – Il rendimento dei bond dopo il crack di Lehman Brothers
La mappa qui sopra, realizzata dall’American Enterprise Institute’s Desmond Lachman, mostra i tassi di interesse sui bond governativi: in altri termini mostra la fiducia degli investitori nei confronti dei diversi Paesi. Più alto è il tasso d’interesse, più bassa la fiducia.
La Grecia, fino al 31 dicembre del 1998 – quando è stato formalmente adottato l’Euro come moneta unica (anche se è entrato poi in circolazione nel 2002), era considerata un Paese molto rischioso dal punto di vista del credito, e governata in modo non efficiente.
L’ingresso della Grecia nell’eurozona, tuttavia, aveva reso il Paese più affidabile per gli investitori. Ma nel 2008, complice il crack della banca d’investimenti statunitense Lehman Brothers e lo scoppio della crisi economica globale, la fiducia nei confronti della Grecia è tornata ai livelli precedenti, e allarmanti, all’introduzione dell’Euro.
Il tasso di interessi, divenuto improvvisamente così alto, ha reso impossibile per la Grecia pagare i suoi debiti, e il primo luglio 2015 è ufficialmente divenuta il primo Paese insolvente dell’eurozona.
2 – Il peggior rapporto deficit/Pil dell’Unione europea
La seconda mappa – qui sopra – mostra il rapporto debito/Pil dei Paesi dell’eurozona, mettendo in evidenza come quello della Grecia sia nettamente il più alto, raggiungendo addirittura il 172 per cento.
Questa situazione è resa ben più difficile per Atene alla luce del fatto che la Grecia non è più considerata un Paese solvente: nessun altro Paese, dunque, è disponibile a prestare alla Grecia denaro con un interesse ragionevole.
3 – Una crisi umana oltre che economica: più di un greco su quattro è disoccupato
Il tasso di disoccupazione della Grecia è il più alto dell’Unione europea, superiore al 25 per cento. La crisi della Grecia non è solo di natura politica e finanziaria.
Ciò ha portato i cittadini greci a sfiduciare pesantemente i partiti tradizionali del Paese in favore principalmente del partito di sinistra radicale Syriza, oggi al governo, e di altri movimenti un tempo marginali, come Alba Dorata, partito xenofobo di estrema destra.
Oggi tuttavia Syriza non sembra avere un vero piano per porre fine alle misure di austerità in Grecia e, al tempo stesso, risolvere la crisi del debito. Il tentativo del premier Alexis Tsipras di rinegoziare il debito ellenico, infatti, è terminato al momento con un nulla di fatto.
Per risolvere questa situazione, Tsipras ha convocato un referendum per il 5 luglio con cui i cittadini devono decidere se accettare o meno il piano della ristrutturazione del debito proposto dai creditori internazionali. Uno dei grandi problemi della Grecia di oggi è che non sembra esistere una strada per uscire definitivamente dalla crisi.
4 – Il crollo costante del Pil senza segni di ripresa
Il grafico qui sopra realizzato dall’American Enterprise Institute mette a confronto la crisi economica greca del 2008 e del 2014 con la grande depressione degli Stati Uniti tra il 1929 e il 1938.
Nonostante in entrambi i casi si sia verificato un crollo delle rispettive economie nazionali di circa il 25 per cento, gli Stati Uniti hanno avuto intorno al quarto anno di crisi una forte ripresa che per la Grecia sembrerebbe stentare ad arrivare.
Secondo l’American Enterprise Institute, l’assenza di ripresa è dovuta al fatto che la moneta unica impedisce alla Grecia di avere una propria politica monetaria con cui dare inizio a una svalutazione e rilanciare la propria occupazione.
5 – La crisi demografica oltre che economica
La mappa qui sopra, realizzata dal sito americano Quartz, mostra come la crisi in Grecia abbia anche invertito il trend di crescita della popolazione greca. Fino al 2009, infatti, la popolazione era sempre cresciuta, ma dal 2010 ha iniziato a declinare, prima sensibilmente, poi in modo più netto.
Non esistono dati precisi a riguardo, ma si può anche immaginare che a lasciare il Paese siano le persone appartenenti alle fasce di popolazione potenzialmente più produttive del Paese, per una serie di ragioni.
La prima: in questo momento, in Grecia, una persona con un’alta formazione ha pochi sbocchi lavorativi. La seconda: spesso, ad andare via sono coloro i quali possono permettersi di intraprendere un viaggio all’estero per poi stabilirsi fuori dalla Grecia.
Al di là di questo, la forte ondata di emigrazione che ha colpito la Grecia sicuramente non contribuisce alla ripresa del Paese, che infatti finora tarda ad arrivare.
6 – I depositi bancari più bassi da oltre 10 anni
Il grafico qui sopra mostra come i soldi depositati in banca dai greci non siano mai stati così pochi da oltre un decennio.
La ragione che ha portato a questa situazione si può trovare, almeno in parte, nel timore che molti abitanti della Grecia hanno riguardo l’uscita del proprio Paese dall’euro e la conseguente svalutazione dei propri risparmi.
Infatti, qualsiasi moneta dovesse rimpiazzare l’euro in Grecia, sarebbe molto più debole e porterebbe a un crollo del valore dei risparmi dei cittadini, che, se depositati in banca, sarebbero probabilmente convertiti automaticamente nella nuova moneta.
Da quando nel 2014 Alexis Tsipras è diventato premier in Grecia, la quantità di soldi depositati in banca ha avuto un brusco calo. Da quando è stato indetto il referendum per il 5 luglio con cui i cittadini dovranno decidere se accettare o meno il piano di ristrutturazione del debito greco proposto dai creditori internazionali, il governo ha stabilito la chiusura delle banche e imposto un limite di prelievo bancomat massimo giornaliero, proprio per timore che i cittadini si recassero in massa a prelevare i propri risparmi.
7 – La crisi economica greca è una questione diversa dalla crisi dell’eurozona
Se fino a poco tempo fa la crisi greca era vista come parte integrante della crisi dell’intera eurozona ed era trattata al pari della crisi economica in Spagna, Portogallo e Italia, oggi possiamo vedere come la crisi greca sia, invece, una crisi della Grecia, non legata a quella dell’eurozona.
Il grafico qui sopra, basato su dati di Bloomberg, mostra in arancione il prezzo dei bond decennali del governo greco, in blu quelli portoghesi, in rosso quelli spagnoli e in verde quelli italiani. Ciò che si può notare è come il prezzo dei bond portoghesi, spagnoli e italiani si sia nel tempo uniformato, mentre quello dei bond greci abbia continuato a mantenere cifre elevate e, anzi, nel 2015 abbia visto la situazione peggiorare.
8 – Il netto taglio della spesa pubblica
Il grafico qui sopra – diffuso attraverso Twitter dal vicedirettore del Centre for European Reform Simon Tilford, che si definisce a favore dell’Ue ma scettico nei confronti della moneta unica – mostra quanto la spesa pubblica di alcuni Paesi europei sia cambiata negli ultimi anni, mettendo in evidenza come la Grecia abbia drasticamente ridotto la propria.
Tuttavia, la situazione del Paese ellenico è peggiorata notevolmente. Secondo il premio Nobel per l’economia Paul Krugman, infatti, l’economia greca è crollata anche a causa delle misure di austerità, che hanno ridotto pesantemente le entrate dello stato.
9 – L’euro forte e la sovranità monetaria della Grecia
Il grafico qui sopra mostra l’oscillazione del valore dell’euro rispetto al dollaro dal 2007 al 2014. Il fatto che l’euro sia una moneta forte ha creato ulteriori problemi all’economia nazionale greca.
Un Paese nella situazione della Grecia, infatti, in genere tende a svalutare la propria moneta per poter rilanciare così il turismo e le esportazioni. Tuttavia, in quanto parte dell’eurozona, la Grecia non ha alcuna voce in capitolo nelle politiche monetarie riguardo l’euro e, quindi, anche riguardo il proprio Paese.
10 – Il crollo delle entrate fiscali
La mappa qui sopra mostra il debito causato da tasse non riscosse nei Paesi dell’Unione europea e si vede chiaramente quanto drammatica sia la situazione della Grecia.
Non si tratta certo del principale problema che ha condotto il Paese alla crisi, ma è sicuramente un fattore che non ha contribuito il Paese a uscirne.
11 – L’andamento del Pil pro capite
La mappa qui sopra, realizzata dal giornalista Matt Yglesias, mostra il trend del Pil pro capite greco dal 1970 a oggi. Si nota come fino al 2002, anno dell’ingresso della Grecia nell’Euro, il Pil pro capite abbia avuto una crescita continua e costante, mentre dal 2008 abbia subito un crollo notevole.
12 – I greci si sentono ininfluenti nelle politiche Ue
Il grafico qui sopra mostra i risultati di un sondaggio realizzato nel 2014 dalla Commissione europea in cui è stato chiesto ai cittadini di ciascun Paese dell’Ue se e quanto le loro opinioni fossero prese in considerazione all’interno dell’unione.
La Grecia si è classifica addirittura terzultima in questa classifica, e solo il 23 per cento dei suoi cittadini pensa che la propria opinione conti qualcosa nelle politiche dell’Unione europea (nel grafico ha l’abbreviazione greca di “El”).
Questo dato mostra chiaramente come il popolo greco si senta in gran parte oppresso dalle politiche dell’Unione europea e della Germania. In un sondaggio svoltosi in Germania nel marzo del 2015 è inoltre emerso che la maggior parte dei tedeschi è favorevole all’uscita della Grecia dall’eurozona.
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