Il procuratore speciale Robert Mueller ha selezionato e convocato un grand jury a Washington nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte interferenze russe nelle elezioni presidenziali del 2016.
L’inchiesta sul Russiagate che coinvolge il presidente Donald Trump e alcuni membri del suo staff e persino della sua famiglia entra così in una nuova fase.
Il grand jury, nell’ordinamento americano, è una giuria composta da almeno dodici persone, ma può arrivare a contarne fino a 23, di fronte alla quale i procuratori possono richiedere documenti, presentare prove ed eventualmente sentire i testimoni sotto giuramento.
La procedura avviene a porte chiuse e quest’organo, dopo aver vagliato tutta la documentazione presentata dall’accusa, ha il potere di rinviare a giudizio gli imputati nel caso in cui le prove siano ritenute sufficienti.
Quest’istituto giuridico, tipico dei paesi anglosassoni, è stato per lo più soppresso in diversi ordinamenti del mondo, ma sopravvive nella legislazione federale statunitense e ne è previsto il ricorso per i casi più gravi.
È proprio la Costituzione degli Stati Uniti a imporne la convocazione, come si può leggere nel quinto emendamento.
Per fare un confronto con il sistema legale in vigore in Italia, la convocazione del grand jury corrisponde all’udienza di fronte al Giudice per l’udienza preliminare, in cui un magistrato fa un primo vaglio dell’accusa, verificando se le prove sono idonee a sostenerla in giudizio e, nel caso, decide per il rinvio a giudizio o una sentenza di non luogo a procedere.
L’organo giudiziario convocato da Mueller ha già inviato alcuni mandati di comparizione.
Il portavoce del procuratore ha comunque rifiutato di commentare la notizia.
Questa mossa potrebbe permettere al procuratore speciale Robert Mueller di ampliare la propria indagine e interrogare i testimoni convocati dal gran jury.
“Questo è un serio sviluppo dell’inchiesta”, ha detto Paul Callan, un ex procuratore statunitense all’agenzia di stampa Reuters.
Jay Sekulow, un legale del team di avvocati del presidente Donald Trump ha invece minimizzato la mossa.
“Non è una mossa insolita”, ha detto all’emittente televisiva Fox News. Intanto Trump, parlando a un comizio in West Virginia, nella serata di giovedì 3 agosto, ha definito le accuse sul Russiagate come completamente inventate.
“Nessun russo è stato coinvolto nelle elezioni, è il popolo che mi ha eletto”, ha detto il presidente alla folla. “Piuttosto le indagini dovrebbero concentrarsi sugli interessi di Hillary Clinton e sulle sue 33 mila mail”.
“I democratici parlano della Russia perché non hanno altro argomenti”
Il caso riguarda l’incontro avvenuto tra Donald Trump Junior, il figlio maggiore del presidente statunitense, e un’avvocata russa legata al Cremlino.
Il summit si tenne nel giugno 2016, nel bel mezzo della campagna elettorale presidenziale, al fine di ottenere informazioni compromettenti sulla candidata democratica Hillary Clinton.
L’incontro e le e-mail preparatorie rilasciate in seguito potrebbero provare l’eventuale collusione tra lo staff di Donald Trump e il governo russo durante le elezioni del novembre 2016.
Sul caso, rinominato Russiagate, stanno indagando sia la Commissione intelligence del Senato degli Stati Uniti che il procuratore speciale nominato dal Dipartimento di giustizia, Robert Mueller.
Nell’inchiesta sono coinvolti anche Jared Kushner, genero del presidente Trump e Paul Manafort, ex capo della campagna elettorale del 2016.
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