I membri del Consiglio presidenziale libico sostenuto dall’Onu sono sbarcati mercoledì 30 marzo a Tripoli, sfidando le minacce dell’attuale governo, non riconosciuto dalle Nazioni Unite, e dei gruppi armati che lo sostengono che nei giorni scorsi avevano ammonito l’esecutivo di unità nazionale a non entrare nella capitale.
Sette persone, tra cui Fayez Seraj, capo del Consiglio e primo ministro del governo di unità libico, sono arrivati scortati dai militari via mare dalla Tunisia, dove finora erano confinati, presso la base navale di Tripoli.
“Grandi sfide ci aspettano: unificare la Libia e rimarginare le ferite nel Paese”, ha detto Seraj appena sbarcato. “Dobbiamo scommettere sui giovani per garantire il futuro della Libia”.
Il governo di unità nazionale è nato a dicembre al termine di una lunga trattativa per porre fine all’impasse politica, risolvere i conflitti tra le decine di milizie che compongono il complesso e variegato quadro del conflitto e fronteggiare la crescente minaccia jihadista del sedicente Stato islamico.
Le potenze occidentali lo riconoscono come unico governo legittimo, ma è osteggiato dalle frange più estremiste sia tra gli islamici di Tripoli sia dai militari di Tobruk, dove ha sede l’altro parlamento, l’unico internazionalmente riconosciuto prima degli accordi di dicembre.
Il Consiglio ha chiesto un immediato trasferimento di poteri ma finora l’appello è caduto nel vuoto. I 18 membri del Consiglio presidenziale non sono riusciti ad ottenere il voto di approvazione del parlamento di Tobruk.
Il loro portavoce Fathi al-Mrimi ha definito l’arrivo oggi pomeriggio del Consiglio presidenziale “prematuro”: “Sono arrivati con la forza sotto la protezione delle potenze straniere, ma i libici non accetteranno nulla imposto da loro con la forza”, ha avvertito.
Dal 2014 la Libia è stata di fatto divisa tra due governi in competizione tra loro, appoggiati da vari gruppi armati. Il governo di Tripoli è salito al potere dopo che le milizie filo islamiche hanno vinto la battaglia contro i militari per il controllo della capitale nel 2014.
Negli ultimi giorni, si sono registrati scontri tra le fazioni nella città e colpi di armi da fuoco sono stati uditi in diversi quartieri.
Per garantire la sicurezza dei membri del governo di unità nazionale la polizia e l’esercito hanno chiuso la strada di accesso alla base navale con checkpoint e veicoli corazzati e ha pattugliato la zona.
L’inviato delle Nazioni Unite Martin Kobler ha assicurato che la comunità internazionale è “pronta a fornire il governo il supporto e l’assistenza necessarie” e si è appellato a tutte le fazioni libiche per rispettare gli accordi.
Lo scenario di un governo di unità nazionale potrebbe aprire le porte all’invio di un contingente di forze occidentali che supporti le truppe governative nella lotta ai miliziani dell’Isis, che controllano intere aree del paese, soprattutto intorno a Sirte nel nordest della Libia.
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