Il governo colombiano e gli ex ribelli e guerriglieri marxisti delle Farc firmeranno domani, giovedì 24 novembre 2016, un nuovo accordo di pace che verrà immediatamente sottoposto al parlamento. Ad annunciarlo è stato il presidente della Colombia e premio Nobel per la pace Juan Manuel Santos martedì 22 novembre 2016.
Il nuovo documento, rivisto dopo il NO incassato dalla versione precedente in un referendum popolare, verrà sottoscritto a Bogotà dal leader delle Farc Rodrigo Londono detto “Timoshenko” e lo stesso Santos.
“Abbiamo l’opportunità unica di chiudere questo penoso capitolo della nostro storia che ha afflitto con lutti e sofferenza milioni di colombiani per mezzo secolo”, ha detto il presidente durante un intervento trasmesso in televisione.
Il governo e le Forze rivoluzionare armate della Colombia hanno tenuto dei colloqui negoziali a L’Avana, capitale cubana, per circa quattro anni, decisi a mettere fine a un conflitto che ha causato oltre 220mila vittime e milioni di sfollati.
Il governo ha diffuso il nuovo accordo di pace la scorsa settimana per costruire consenso attorno al documento dopo che la versione precedente era stata respinta dal voto popolare il 2 ottobre scorso perché ritenuto troppo favorevole ai ribelli.
Santos e Londono avevano firmato quel primo accordo circa due mesi fa nel corso di una cerimonia alla presenza dei leader mondiali e del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon.
La decisione di sottoporre il nuovo accordo al parlamento e di non indire un secondo referendum, tuttavia, sarà soggetta alle critiche dell’opposizione e in particolare dell’ex presidente Alvaro Uribe, che si schierò già contro il primo accordo e ne chiese una revisione sostanziale.
“Probabilmente questo nuovo accordo non soddisferà tutti, ma è ciò che accade agli accordi di pace. Ci sono sempre voci critiche: è comprensibile e lo rispettiamo”, ha detto Santos, 65 anni, aggiungendo che un nuovo plebiscito potrebbe dividere la nazione e mettere in pericolo la tregua.
Il nuovo testo, 310 pagine, sembra apportare solo modifiche minime al documento originale, chiarificando per esempio i diritti circa la proprietà privata e entrando nel dettaglio del confinamento dei ribelli in aree rurali come pena per i crimini commessi durante la guerra.
Uribe vorrebbe che i ribelli fossero banditi dai pubblici uffici e che paghino i reati commessi con la prigione anziché con pene alternative.
Mentre l’accordo di pace metterà fine all’insurrezione pluridecennale delle Farc, il paese rimarrà preda della violenza ascrivibile alle gang criminali dedite in particolare al traffico di droga.
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