Nelle sedi degli uffici di Google di tutto il mondo è andata in scena una protesta di centinaia di lavoratori per lo scandalo molestie che ha riguardato l’azienda.
Giovedì 1 novembre, alle 11.10 ora locale di ogni sede, i dipendenti di oltre 20 venti uffici hanno interrotto il turno di lavoro e sono scesi in strada per una camminata, la #GoogleWalkout, in segno di protesta contro il trattamento riservato alle donne.
Secondo il New York Times Andy Rubin, creatore del software mobile Android, avrebbe ricevuto una buonuscita di 90 milioni di dollari, nonostante le accuse di condotta inappropriata.
Il quotidiano statunitense ha citato documenti del tribunale, scrivendo che Rubin è solo uno dei tre alti dirigenti che Google ha coperto negli ultimi dieci anni dalle accuse di abusi sessuali.
La protesta dei dipendenti del colosso tecnologico non si ferma solo a un gesto simbolico. I promotori vogliono introdurre cinque modifiche specifiche alle norme aziendali.
We, Google employees and contractors, will walkout on November 1 at 11:10am to demand these five real changes. #googlewalkout pic.twitter.com/amgTxK3IYw
— Google Walkout For Real Change (@GoogleWalkout) November 1, 2018
Come si legge nel comunicato, si chiede la fine dell’arbitrato forzato in caso di molestie e discriminazioni per tutti i dipendenti attuali e futuri; un impegno per porre fine alla retribuzione e alle ingiustizie delle disparità salariali; una relazione sulla trasparenza delle molestie sessuali divulgata pubblicamente; un processo chiaro, uniforme, globalmente inclusivo per denunciare la cattiva condotta sessuale in modo sicuro e anonimo; la nomina di un funzionario della Diversità, che risponda direttamente al Ceo e formuli raccomandazioni al Consiglio di amministrazione.
Nei giorni scorsi il Ceo di Google aveva assicurato il serio impegno dell’azienda sul tema, l’adozione “di una limnea sempre più dura” per la condotta inappropriata dei propri dipendenti e il licenziamento di 48 persone, tra cui 13 dirigenti, negli ultimi due anni senza buonuscita.
Un altro dei tre dirigenti citati dal New York Times si è dimesso a fine ottobre. Ma il comitato di “Google Walkout for real change” mantengono alta l’attenzione, “perché per ogni storia che viene fuori, ce ne sono migliaia che rimangono nascoste”.
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