Ieri mattina, le Forze armate ucraine hanno pubblicato su Twitter alcune immagini di alta qualità delle postazioni di comando russe, annunciando la fine della presunta censura applicata da Google sulle basi di Mosca. Poco dopo Google ha però negato di aver mai censurato le foto, tanto per cominciare, aggiungendo di non aver apportato alcuna modifica alle immagini sfuocate dei siti strategici russi, nonostante le forze armate ucraine abbiano dichiarato che la società di Palo Alto avesse “aperto l’accesso” alle strutture militari russe. “Google Maps ha aperto l’accesso alle strutture militari e strategiche della Russia,” ha scritto l’esercito ucraino. “Ora tutti possono osservare la quantità di lanciamissili, razzi balistici, posti di comando e interramenti con una risoluzione di circa 0,5 metri a pixel.
⚡️GOOGLE MAPS ВІДКРИВ ДОСТУП ДО ВІЙСЬКОВИХ ТА СТРАТЕГІЧНИХ ОБ’ЄКТІВ РОСІЇ.
Тепер кожен може побачити різноманітні російські пускові установки, шахти міжконтинентальних балістичних ракет, командні пункти та секретні полігони з роздільною здатністю близько до 0,5 метра на піксель. pic.twitter.com/i75wR8Efwo— Armed Forces 🇺🇦 (@ArmedForcesUkr) April 18, 2022
Google ha precisato di “non aver modificato nessuna delle immagini sfuocate in Russia”, lasciando intendere che le foto erano sempre state accessibili, come riferito da un portavoce della società statunitense al settimanale Newsweek. Per i media russi le immagini sarebbero invece state rese “nuovamente accessibili”, come scrive il Moscow Times. Nelle immagini a disposizione sono visibili “la portaerei Admiral Kuznetsov, un deposito di armi nucleari vicino Murmansk, sottomarini nella penisola di Kamchataka e una base aerea militare nella città occidentale di Kursk.
Secondo il Times, la decisione di togliere la censura alle basi militari russe da parte di Google è una conseguenza diretta delle “relazioni tese” tra il gigante big tech americano e il Paese. Il mese scorso Google ha messo interrotto tutte le pubblicità sul motore di ricerca e su YouTube in Russia, impedendo di fatto la monetizzazione dei contenuti. La società ha anche smesso di promuovere i propri prodotti sui media di stato russi, dichiarando di non volere che le persone traessero vantaggi finanziari dalla guerra in corso.