L’entrata dell’orfanotrofio Royal Seed Home è straziante, la struttura in legno è fatiscente. Fa caldo, e i bambini giocano a piedi scalzi sulla terra che brucia. Sono tanti, 150 orfani di età compresa tra 0 e 16 anni. Sei stanze per dormire, ma i materassi non sono abbastanza. La scuola ha quattro aule, cui accorrono ogni giorno, anche dai villaggi circostanti, 320 bambini.
In Ghana sono stimati più di un milione di orfani tra i quali 170 mila hanno perso i loro genitori a causa dell’Aids. Il numero degli orfanotrofi è cresciuto in modo rilevante, se ne contavano 10 nel 1996 e 140 nel 2009. Solamente 8 di questi però sono autorizzati e rispecchiano le norme governative. Una di queste è la non accettazione dei bambini al di sotto dei due anni che, se trovati, non dovrebbero essere accolti nelle strutture.
Un rapido sguardo in giro, 150 orfani, sette volontari, cinque persone che aiutano faticosamente nel preparare i pasti, accudire i più piccoli, controllare che i più grandi non facciano a botte. I numeri sembrano non tornare: troppi bambini per troppo poco personale. Eppure capire il meccanismo è immediato: Sophia, di otto anni, ogni mattina si alza alle sei e si prende cura dei bambini più piccoli, facendoli giocare, aiutandoli a camminare. Junia, tre anni, ha un grave problema alla schiena e ancora non cammina da solo.
Michael, 15 anni, è l’addetto al bucato, attività che lo occupa spesso per buona parte della giornata. Poi c’è Cyndia, 20 anni di cui gli ultimi 18 passati nell’orfanotrofio, prima come orfana e poi come aiutante volontaria. Non ha mai passato un pomeriggio senza occuparsi dei bambini, mai un momento per tornare nel suo villaggio di origine a nord del Ghana, eppure è felice.
“Come farebbero senza di me questi bambini?” afferma decisa. Dopo qualche giorno l’orfanotrofio appare come un luogo più tranquillo, più felice. I bambini che stanno qui hanno due pasti al giorno, assicurati grazie agli aiuti provenienti da ogni parte del mondo (Ong e singoli volontari), mentre per gli altri la situazione è molto più dura.
Stando ai dato del monitoraggio nazionale sul lavoro minorile tra i 5 e i 14 anni in Ghana ci sono 750 mila maschi e 660 mila femmine che lavorano, circa il 27 per cento dei minori in totale. Dato particolarmente concentrato nella regione del lago Volta che soffre di una particolare depressione economica. Questi bambini vengono sfruttati con orari da 10-12 ore al giorno e un solo pasto.
Anche nel Royal Seed Home però ci sono situazioni al limite. Ad esempio la stanza dei neonati. Sono i più fragili, i più malati e i più bisognosi di medicine e pannolini troppo costosi. Non ci sono sufficienti zanzariere e questo in Ghana equivale a un rischio altissimo. La malaria uccide il 33 per cento dei bambini, il tasso più alto registrato in Africa. Victoria, sette mesi, pesa ancora solo 6,5 chilogrammi, ha la malaria da tre settimane e non risponde agli antibiotici. Nemmeno l’ospedale della città più vicina ha risposte adeguate. Si aspetta. E il numero di Victoria cresce mentre l’Africa continua a perdere i suoi bambini.
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