Due giornalisti dell’agenzia stampa Reuters incarcerati in Myanmar per aver cirticato il governo in merito alla persecuzione della minoranza musulmana (i Rohingya) sono stati liberati il 7 maggio 2019.
Wa Lone, di 33 anni, e Kyaw Soe Oo, 29, sono stati rilasciati grazie ad un’amnistia concessa loro dal presidente del paese: sono stati in prigione per più di 500 giorni.
Le accuse contro di loro erano di violazione di segreto di Stato ed erano stati condannati a sette anni di carcere a settembre del 2018.
La Birmania è stata fortemente criticata per l’incarcerazione dei due giornalisti e accusata di violare la libertà di stampa e i principi della democrazia.
“Sono davvero felice di vedere la mia famiglia e i miei colleghi, non vedo l’ora di tornare nella mia redazione”, ha detto ai giornalisti Wa Lone mentre lasciava la prigione.
I reporter sono stati rilasciati insieme a migliaia di altri prigionieri grazie ad una serie di amnistie che vengono concesse ogni anno in Myanmar dal presidente.
Il caporedattore della Reuters ha detto che i giornalisti sono diventati “simbolo” della libertà di stampa. Il mese scorso hanno vinto anche il prestigioso premio Pulitzer per i loro reportage.
Il caso – I due giornalisti sono stati accusati di “attentato alla sicurezza dello Stato” per aver svolto un’inchiesta sui massacri dei musulmani Rohingya perpetrati dall’esercito del Myanmar.
Wa Lone e Kyaw Soe Oo hanno denunciato tramite una loro inchiesta l’uccisione extragiudiziale per mano dell’esercito di dieci musulmani Rohingya in un villaggio del Rachide, stato occidentale del paese, nel settembre del 2018.
Alle accuse di aver violato un segreto di Stato, i due reporter hanno sempre risposto di aver ricevuto il materiale riservato alla base della loro inchiesta dalla polizia e di essere stati arrestati mentre lasciavano il ristorante in cui si erano incontrati con il loro informatore.
La loro difesa è sempre stata respinta dal giudice, che nel condannarli ha affermato che “Ci sono prove evidenti che la coppia ha voluto mettere a rischio la sicurezza dello Stato”.
L’arresto di Wa Lone e Kyaw Soe Oo non è l’unico caso di limitazione della libertà di stampa in Birmania da quando è iniziata l’epurazione dei Rohingya.
“La loro detenzione arriva dopo l’arresto di giornalisti in diverse parti della Birmania, sottoposti a crescenti pressioni per aver criticato il governo e l’esercito”, aveva affermato Richard Weir, ricercatore di Human Rights Watch.
In quello stesso periodo gli investigatori delle Nazioni Unite per i diritti umani avevano condannato il comportamento degli alti ufficiali militari del paese, affermando che dovrebbero essere accusati di genocidio per le violenze perpetrate durante la repressione.