Il 12 novembre si è tenuta la 23esima edizione degli Amnesty International Media Awards al British Film Institute (BFI) di Londra.
Durante la cerimonia sono stati ricordati i 90 giornalisti uccisi nel corso di dell’anno, compresi gli americani James Foley e Steven Sotloff giustiziati dall’Isis (leggi cos’è lo Stato Islamico, spiegato senza giri di parole).
Oltre 300 persone tra giornalisti e sostenitori di Amnesty International si sono tappati la bocca con del nastro adesivo in segno di solidarietà nei confronti dei loro colleghi di Al Jazeera detenuti in Egitto.
Il 29 dicembre del 2013, tre giornalisti di Al Jazeera erano stati arrestati al Cairo, in Egitto. Sono Peter Greste, un giornalista australiano, l’egiziano Baher Mohamed e l’egiziano-canadese Mohamed Fahmy.
Lo scorso 23 giugno Peter Greste e Mohamed Fahmy sono stati condannati a 7 anni di carcere, e Baher Mohamed a 10 anni, tutti quanti accusati di disinformazione e di sostegno ai Fratelli Musulmani. Insieme a loro erano stati condannati a 10 anni di carcere altri 11 imputati, tra cui 2 giornalisti stranieri processati in contumacia.
Al Jazeera, l’emittente televisiva del Qatar, definì la condanna “contraria a ogni logica di giustizia”, e aveva detto che “non c’è alcuna giustificazione” per detenere in carcere i suoi giornalisti.
Secondo uno studio del 2014 di Reporters sans frontières, l‘associazione non governativa fondata nel 1985 con l’obiettivo di difendere la libertà di stampa, l’Italia è al 49esimo posto nel mondo su 179 Paesi (nel 2013 era al 57esimo posto).
Qui c’è una classifica del Global Post con la lista dei Paesi peggiori dove fare il giornalista e sotto una mappa sulla libertà di stampa nel mondo, e come si è evoluta negli anni. Di seguito le immagini dei giornalisti imbavagliati in solidarietà dei loro colleghi di Al Jazeera detenuti in Egitto.