Alain Finkielkraut, filosofo e accademico francese, è stato vittima di insulti antisemiti e fischiato a margine della manifestazione dei gilet gialli che si è svolta sabato 16 febbraio nel quartiere di Montparnasse a Parigi.
Finkielkraut si trovava in boulevard de Montparnasse quando un gruppo di gilet gialli lo ha riconosciuto.
“Grande merda sionista”, “noi siamo il popolo”, “la Francia è per noi”, hanno gridato diversi manifestanti in marcia, come emerge da alcuni video postati sui social network. La polizia è quindi intervenuta per proteggere il filosofo.
“Ho sentito l’odio assoluto”, ha detto Finkielkraut dopo l’episodio a Le Journal du Dimanche.
La folla gli ha rivolto insulti a carattere antisemita come: “sporco ebreo”, “torna a casa tua in Israele”, “torna a casa tua in Palestina” o “la Francia ci appartiene”, “sei uno che alimenta l’odio, morirai, andrai all’inferno”. Alcuni dei manifestanti hanno anche gridato “antisemita”, “Palestina”, “Tel-Aviv”.
La procura di Parigi ha aperto un’inchiesta su quanto accaduto, anche Finkielkraut ha detto che non sporgerà denuncia. Solidarietà è arrivata all’intellettuale da diversi esponenti politici.
Qui gli aggiornamenti sulle proteste dei gilet gialli.
Gilet gialli insulti antisemiti | Reazioni politiche
“Gli insulti antisemiti che ha subìto” il filosofo Alain Finkielkraut “sono la negazione assoluta di chi siamo e di ciò che ci rende una grande nazione. Non li tollereremo”, ha scritto su Twitter Emmanuel Macron. “Figlio di emigranti polacchi diventato un accademico francese, Alain Finkielkraut non è solo un eminente uomo di lettere, ma un simbolo di ciò che la Repubblica permette a tutti”, ha sottolineato il presidente francese.
Il ministro degli Interni Christophe Castaner ha parlato di “un aumento di odio puro che solo l’intervento della polizia ha fermato. Assistere una scena a Parigi nel 2019, è semplicemente intollerabile”.
Castaner ha annunciato anche che è stato identificato uno dei gilet gialli che ieri ha aggredito verbalmente il filosofo: “un sospetto, riconosciuto come il principale autore delle ingiurie, è stato identificato dai nostri servizi”. Per il momento, non sono stati eseguiti arresti, secondo Le Figaro.
Gilet gialli insulti antisemiti | Cosa ha detto Alain Finkielkraut
In un’intervista al Journal du Dimanche, il giorno dopo l’aggressione verbale dei gilet gialli, il filosofo Alain Finkielkraut ha detto “Ho sentito l’odio assoluto, e purtroppo non è la prima volta”.
“Avrei avuto paura se non ci fossero state le forze di sicurezza [che si sono frapposte tra lui e i manifestanti], fortunatamente erano lì”, dice Finkielkraut. Secondo lui, non tutti erano aggressivi, uno di loro si è persino offerto di farmi indossare un giubbotto e unirmi alla processione, un altro ha detto di apprezzare il suo lavoro.
Finkielkraut ha detto ai microfoni del canale d’informazione LCI di non sentirsi “né una vittima né un eroe”.
“Sono stato aggredito verbalmente. Avevano voglia di attaccarmi”, ha detto. “Sono stupito per la violenza che si è scatenata non appena mi hanno visto. Ma era una cosa che avevo già vissuto, mi hanno anche sputato addosso”. Finkielkraut ha ricordato che, tra il 2014 e oggi, è la terza volta che si trova ad essere attaccato in questo modo. Nel 2014, uno dei suoi figli si era interposto per evitare che alcune persone lo aggredissero a margine di una manifestazione in favore della Palestina.
Gilet gialli insulti antisemiti | Chi è Alain Finkielkraut
Alain Finkielkraut è nato a Parigi il 30 giugno 1949 da una famiglia di ebrei polacchi rifugiati in Francia dopo essere scampati alla Shoah e ad Auschwitz.
Scrittore e membro dell’Accademia di Francia, Finkielkraut ha sostenuto in passato il movimento dei gilet gialli. Poi ne ha preso le distanze, in particolare a causa dell’odio da lui definito “completamente delirante” contro il presidente francese Emmanuel Macron.
Finkielkraut è conosciuto in Italia per le sue posizioni che prendono distanza dal relativismo e dal pensiero debole. Tra le sue opere: L’ebreo immaginario, L’umanità perduta. Saggio sul XX secolo, Nel nome dell’Altro. Riflessioni sull’antisemitismo che viene e Noi, i moderni.
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