Dopo la Germania, anche il Giappone si trova a fare i conti con una carenza di manodopera a causa dell’inarrestabile invecchiamento della popolazione, che conta 126,8 milioni di cittadini.
Per far fronte al problema, il governo guidato dal premier Shinzo Abe ha varato a dicembre 2018 una serie di misure per favorire l’arrivo nel paese di lavoratori stranieri provenienti dai paesi del Sud est asiatico.
L’obiettivo dichiarato del governo è far sì che in 5 anni arrivino nel paese almeno 340mila lavoratori, favorendone l’integrazione nel tessuto sociale.
In questo modo, il premier Abe punta a sopperire alla mancanza di manodopera locale nei settori più in crisi, quali costruzioni, sanità, ma anche alta tecnologia.
Il governo ha stanziato 6 miliardi di yen, pari a circa 50 milioni di euro, per dar vita a questo progetto. I soldi devono essere spesi per l’integrazione dei nuovi arrivati in circa 100 comunità, per garantirne l’assistenza burocratica, corsi di lingua, assistenza medica e scolastica per i figli di chi decide di trasferirsi in Giappone.
La politica di immigrazione del governo è rivolta in particolare a 11 paesi dell’est asiatico e secondo le stime si prevede che i flussi più forti dovrebbero arrivare da Filippine, Vietnam e Myanmar.
La Germania – Il Giappone non è l’unico paese ad aver messo in campo un progetto politico per sopperire alla mancanza di lavoratori locali. La Germania, sempre a dicembre, ha varato una proposta di legge che favorisce la permanenza degli immigrati extracomunitari sul territorio tedesco: l’obiettivo è quello di sopperire ai circa 1,2 milioni di posti di lavoro vacanti nel paese.
Nove anni di crescita, bassa disoccupazione e tassi di natalità in calo hanno creato 1,2 milioni di posti di lavoro vacanti in quasi tutti i settori della principale potenza economica europea: in particolare spiccano la mancanza di idraulici, elettricisti e falegnami.
La proposta di legge del governo prevede che i cittadini extra-europei con bassa o media specializzazione possano restare in Germania per un periodo di sei mesi per cercare lavoro, a condizione che dispongano dei denaro sufficiente per finanziare il loro soggiorno e che conoscano la lingua tedesca.
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