Dal 18 febbraio 2018, le forze del regime siriano hanno intensificato i bombardamenti nella parte orientale di Ghouta, in Siria, area in mano ai ribelli e che oggi è sotto assedio.
In meno di due settimane, gli attacchi aerei hanno stravolto il volto di un’intera area che oggi appare rasa al suolo e completamente devastata.
Le quotidiane “pause umanitarie” annunciata dalla Russia nell’enclave ribelle siriana della Ghouta orientale vengono puntualmente violate da attacchi aerei e lanci di razzi da parte delle forze governative.
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Nulla sembra riuscire a fermare lo spargimento di sangue nell’enclave, dove sono stati colpiti ospedali, scuole e negozi.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, finora oltre 580 civili sono morti, tra i quali 140 bambini.
Osservando le ultime immagini satellitari fornite dalle Nazioni Unite, in un distretto, il 93 per cento degli edifici è stato danneggiato o distrutto.
La regione, che ospita quasi 400mila persone, è l’ultima grande roccaforte ribelle vicino alla capitale Damasco.
L’enclave – estesa quanto Manchester nel Regno Unito – è stata assediata dal 2013, ma la situazione umanitaria è peggiorata in modo significativo da quando le ostilità tra il governo e le forze ribelli si sono intensificate lo scorso novembre.
Ecco come appariva l’area ad agosto 2013.
Questa, invece, è un’immagine satellitare di come appare oggi l’area, la distruzione è evidente:
La recente ondata di attentati è stata tra le più feroci della guerra siriana, che ora sta entrando nell’ottavo anno di conflitto.
La maggior parte delle infrastrutture e i servizi civili essenziali sono stati colpiti. L’analisi delle immagini satellitari realizzata dal McKenzie Intelligence Service mostra come anche cisterna d’acqua nel quartiere di Harasta sia stato preso di mira dai bombardamenti.
Finora, nessun civile ha usato il “corridoio umanitario” designato dalla Russia per lasciare la Ghouta orientale. Nel frattempo, le agenzie delle Nazioni Unite e i loro partner hanno affermato che, date le circostanze, è impossibile consegnare le urgenti forniture umanitarie.
La situazione è catastrofica: i civili sono senza cibo, senza medicine e senza riparo.
Già a dicembre 2017, le analisi condotte dall’ONU nelle zone occidentali più densamente popolate della Ghouta orientale avevano identificato circa 3.853 edifici distrutti, 5.141 edifici gravemente danneggiati e 3.547 edifici moderatamente danneggiati.
Jobar
Tra le aree finora esaminate, Jobar è quella che ha subito i danni peggiori. Circa il 93 per cento degli edifici è stato danneggiato o distrutto.
L’area è stata un un fronte di guerra attivo per molti mesi e la maggior parte della popolazione civile è fuggita. Sono rimasti solo i gruppi armati.
Zamalka
L’area di Zamalka registra il terzo più alto tasso di danni nell’area Ghouta orientale, secondo l’ONU. Circa il 59 per cento degli edifici è stato danneggiato o distrutto.
Da due anni manca acqua ed energia elettrica e oltre il 75 per cento della popolazione civile è fuggita.
Hamouria
Grazie alla posizione più centrale di Hamouria all’interno della Ghouta orientale, l’ammontare dei danni valutati a dicembre è stato inferiore rispetto ad altre aree. Circa l’11 per cento degli edifici è stato danneggiato o distrutto.
L’area è stata sottoposta a ripetuti attacchi durante l’ultimo round di bombardamenti.
La più grande città dell’area di Ghouta è stata pesantemente colpita nell’ultimo round di attacchi aerei.