Il governo della regione autonoma del Tibet ha annunciato un piano decennale volto a promuovere lo sfruttamento intensivo dei ghiacciai della zona per produrre acqua minerale.
Secondo quanto stabilito dal programma, entro il 2020 verranno prodotti 5 milioni di metri cubici di acqua in bottiglia a fronte dei 153mila metri cubici del 2014, un incremento considerevole.
La decisione ha provocato forti reazioni da parte degli ambientalisti, i quali hanno sottolineato che il Tibet è una fra le aree più colpite della terra dai cambiamenti climatici.
L’altopiano tibetano del Qinghai si è ridotto del 15 per cento negli ultimi trent’anni, diminuendo la propria superficie tra i 4 e gli 8 metri ogni anno.
Questo altopiano, su cui sorgono diversi ghiacciai, viene definito anche terzo polo perché contiene la più grande quantità d’acqua al mondo dopo polo sud e polo nord.
Dalla regione partono dieci fra i principali fiumi asiatici che, a causa dello sfruttamento intensivo, rischierebbero di prosciugarsi.
In Tibet l’acqua è molto più abbondante e meno costosa rispetto alla Cina, che negli ultimi vent’anni è diventato il più grande consumatore mondiale di acqua in bottiglia.
Il mercato dell’acqua minerale cinese è considerato tutt’ora in crescita e, nonostante le stime secondo cui ogni cittadino beve il 19 per cento d’acqua in meno rispetto alla media mondiale, la Cina è in cima alla classifica dei consumi.
Nel 2014 il governo del Tibet, che garantisce vantaggi fiscali alle compagnie di acqua minerale, aveva già rilasciato concessioni a 28 compagnie per lo sfruttamento dell’altopiano del Qinghai.
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