Germania, il governo Scholz aumenta il salario minimo: da ottobre sarà pari a dodici euro l’ora
Il governo tedesco oggi ha approvato l’aumento del salario minimo a 12 euro l’ora a partire da ottobre, una delle promesse chiave fatte dal cancelliere Olaf Scholz durante la campagna elettorale. Il salario minimo, introdotto in Germania da solo 7 anni, è attualmente pari a 9,82 euro l’ora, con un aumento a 10,45 euro previsto per luglio. Dal 1° ottobre più di 6,2 milioni di persone che attulalmente guadagnano meno di 12 euro l’ora potrebbero beneficiare della decisione del nuovo governo “semaforo”,
“Molti cittadini del nostro paese lavorano molto ma guadagnano poco, questo deve cambiare”, ha detto Scholz in un tweet con cui ha annunciato la decisione del governo. “Per me è una delle leggi più importanti e una questione di rispetto”.
L’aumento una tantum deciso dal governo dovrà adesso passare al vaglio del parlamento. In futuro, la soglia potrà essere aumentata ulteriormente dalla commissione incaricata di stabilire il salario minimo, formata dai rappresentanti delle imprese e dei sindacati.
Lo scatto in avanti del governo è stato criticato dalle imprese. “Passiamo da una politica dei salari negoziata dalla parti a una imposta dallo Stato: è uno sviluppo fatale per il nostro sistema di relazioni industriali”, ha detto il presidente dell’Associazione dei datori di lavoro, Rainer Dulger. Il timore è anche quello di una spinta verso una spirale inflazionistica. A gennaio, l’inflazione nella prima economia europea ha raggiunto il 4,9 percento, dopo il 5,3 registrato a novembre, record dalla reunificazione tedesca.
I sindacati invece difendono la decisione, auspicando un passaggio rapido in parlamento. “L’unico salario di Stato è quello basso, che consente la sopravvivenza soltanto grazie ai sostegni pubblici”, ha detto Stefan Körzell, dirigente della DGB, la federazione sindacale tedesca.
Il ministro del Lavoro Hubertus Heil ha smentito che la decisione possa minare l’autonomia delle parti sociali, affermando che l’aumento punta a rendere il salario “immune dal rischio di povertà”.