Nella giornata di sabato 17 settembre si sono tenute in varie città tedesche diverse manifestazioni di protesta contro i nuovi accordi commerciali TTIP e CETA.
Gli organizzatori, composti da gruppi ambientalisti, movimenti anti-globalizzazione, sindacati e partiti di opposizione, stimano che siano state circa 320mila persone a scendere nelle piazze di alcune delle città più importanti del paese, tra cui Berlino, Amburgo, Monaco e Francoforte. Secondo fonti provenienti dalla polizia, sarebbero stati invece circa 180mila i partecipanti.
(Qui sotto i manifestanti contro gli accordi commerciali TTIP e Ceta)
Cosa sono questi accordi commerciali e quali sono i pro e i contro:
Si tratta di due trattative in corso dal 2013, TTIP da una parte e CETA dall’altra: la prima è un accordo commerciale tra Europa e Stati Uniti e la seconda invece tra Europa e Canada. Tutte e due intendono creare il più grande mercato di libero scambio al mondo composto da 850 milioni di consumatori.
Le persone a favore di questi accordi sono del parere che attraverso una rimozione delle barriere tariffarie e non e uno smantellamento di vincoli burocratici, si potrebbe assistere a un aumento degli investimenti e a un calo della disoccupazione.
A favore di questi due accordi si trovano gli esportatori, le grandi multinazionali, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, la cancelliera tedesca Angela Merkel e altri leader dei paesi europei, tra cui figura anche il presidente del consiglio Matteo Renzi.
Molto dure e diffuse sono invece le critiche contro questi trattati che riguardano i due principali blocchi economici mondiali. Tale liberalizzazione del commercio, con l’introduzione dei meno rigorosi controlli americani e canadesi sulla qualità dei prodotti, potrebbe costituire un grave pericolo per gli attuali standard alimentari europei.
Infatti, se questi accordi dovessero concludersi con successo, si potrebbe assistere molto presto in Europa alla vendita di vegetali e carni OGM. Oltretutto, sia TTIP che CETA prevedono come loro punto principale l’instaurazione di una corte a cui le multinazionali possono fare appello, nel caso un governo dovesse introdurre delle politiche contro il loro stesso interesse.
Questo darebbe un maggiore potere in mano alle grandi aziende e priverebbe i paesi europei di una fetta della propria sovranità. Senza dimenticare che con l’acquisizione di ulteriore potere da parte delle grandi multinazionali, le piccole e medie imprese locali sarebbero a rischio, facendo così traballare molti posti di lavoro.
Quindi oltre a vedere una degradazione degli standard agroalimentari in Europa, un maggiore sfruttamento dell’ambiente e più potere in mano alle multinazionali, si potrà anche assistere a un aumento della disoccupazione e a una riduzione del welfare all’interno del vecchio continente.
Gli accordi hanno anche creato dissenso tra i principali leader dei governi europei, tra cui il primo ministro francese Manuel Valls, il quale ha richiesto la fine delle trattative con gli Stati Uniti.
Anche la Merkel deve lottare all’interno della sua stessa coalizione, dato che il vice cancelliere e ministro dell’economia tedesco, Sigmar Gabriel, si è mostrato in disaccordo con le richieste da parte degli Stati Uniti e ha ulteriormente fatto sapere lo scorso 28 agosto, che i negoziati tra Stati Uniti e Unione europea sono sostanzialmente falliti.