La disoccupazione in Germania ha toccato il 6 per cento, il livello più basso dai tempi della riunificazione nel 1989. Secondo i dati dell’Agenzia federale del lavoro, i tedeschi che a metà ottobre non avevano un’occupazione erano due milioni e 622mila.
Economicamente, le condizioni per la Germania sono particolarmente positive, da qualsiasi punto si guardino: alimentare, costruzioni, commercio e sanità.
Se calcolato in base alla metodologia standardizzata ILO (l’organizzazione internazionale del lavoro delle Nazioni Unite), il tasso di disoccupazione tedesco scende addirittura al 4,2 per cento, il secondo dato più basso (dopo il Giappone) tra i paesi del G7.
Il governo si aspetta inoltre che la disoccupazione si contragga ulteriormente nel 2017: a ottobre è stato raggiunto il livello record di circa 44 milioni di tedeschi che hanno un’occupazione su una popolazione di 82 milioni di persone.
Un mese fa i posti di lavoro ancora vacanti erano circa 700mila: un bel risultato per una nazione che nell’ultimo anno ha accolto più di 1 milione di rifugiati siriani.
Senza dubbio, la cancelliera Angela Merkel può utilizzare i dati sulla disoccupazione in Germania per smentire quanti sostenevano che l’enorme afflusso di migranti avrebbe danneggiato l’economia tedesca.
È anche vero che molti dei richiedenti asilo e rifugiati, che godono di finanziamenti pubblici finché non riescono ad avere un lavoro, quando trovano un’occupazione, questa in genere è poco qualificata e sottopagata.
Ma il fatto che le fabbriche in questo momento stiano cercando operai, almeno adesso, può rassicurare il governo della tenuta del mercato del lavoro.