Dopo la morte di George Floyd, l’afroamericano ucciso dalla polizia a Minneapolis, negli Stati Uniti si sono registrati sette giorni di proteste. La tensione è alta a Washington, dove nonostante il coprifuoco lunedì 1 giugno centinaia di persone hanno continuato a manifestare circondate dalla polizia e colpite con spray urticanti e dove sono entrati in azione anche elicotteri militari.
Ieri, dopo aver parlato alla Casa Bianca il presidente Donald Trump, seguito da un corteo di guardie del corpo e di membri della Casa Bianca e dell’Amministrazione, si è recato a piedi alla Saint John Epyscopal Church, non lontano dalla Casa Bianca: qui, senza fermarsi a pregare, si è fatto riprendere dalle telecamere alzando un braccio e mostrando una Bibbia. “Il Paese sta tornando forte”, ha detto. Nelle foto, si vede Trump camminare circondato da decine di agenti in assetto anti-sommossa: gli stessi che pochi minuti prima avevano sgomberato con la forza e i lacrimogeni i manifestanti pacifici riuniti nella zona.
Addirittura, un elicottero militare Blackhawk ha dato una dimostrazione di forza scendendo al livello dei tetti delle abitazioni e sollevando polvere, terra, detriti e spezzando rami degli alberi che hanno quasi colpito i manifestanti che stavano dirigendosi verso l’area di Chinatown.
Oltre alle decine di arresti nella capitale, ci sono stati disordini a New York, dove si sono registrati ancora episodi di vandalismo e saccheggi, a Dallas, ad Atlanta, a Saint Louis nel Missouri e a Los Angeles. La violenza ha generato violenza e ora gli Stati Uniti si trovano ad affrontare l’enorme problema della questione razziale tra saccheggi, incendi e scontri.
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