Il presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni, in questi giorni a Bruxelles per il vertice Ue, ha rivelato che l’Europa non è disposta a considerare “relocation di migranti” per superare le resistenze di Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, i paesi del gruppo di Visegrad, che “rifiutano la decisione di obbligatorietà delle quote”.
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“La speranza è che i successi nella lotta al traffico di migranti, e quindi la riduzione dei flussi irregolari, renda il clima sulla discussione delle regole interne più semplice”, ha spiegato Gentiloni.
Secondo il presidente del Consiglio, infatti, senza la “pressione di centinaia di migliaia di migranti irregolare e ingovernata, è forse più facile convincere quelli che pensano di risolvere tutto con i muri che bisogna collaborare con le relocation tra paese e paese”.
Nonostante siano ancora numerose le questioni da superare, Gentiloni crede che sulla migrazione sia stato fatto “un passo avanti soprattutto sulla dimensione esterna”.
“L’iniziativa italiana di quest’anno è stata apprezzata in modo molto rilevante, ed è importante che lo sia da leader dei governi dei più diversi orientamenti e famiglie politiche. C’è un riconoscimento unanime dei passi fatti per la lotta contro i trafficanti di esseri umani”.
Gentiloni si è infine detto molto soddisfatto per la gestione dei rimpatri volontari assistiti dalla Libia verso altri paesi africani: “In questi giorni partono tra le 600 e le 800 persone al giorno, con voli charter di rimpatri assistiti: è esattamente il meccanismo virtuoso che dobbiamo sviluppare”.
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