Una persona su quattro negli Stati Uniti soffre di disturbi psichiatrici. Questo significa che ci sono buone probabilità che la persona seduta vicino a te in metropolitana ne soffra. Nonostante quello che puoi aver visto nei film e in televisione, questi disturbi non sono facilmente riconoscibili.
Sono una donna 35enne che convive con PTSD (disturbo post traumatico da stress), attacchi di panico, ADHD (sindrome da deficit dell’attenzione e iperattività) e depressione. Sono anche un genitore single, e una madre attenta e affettuosa di due bambini, di sette e quattro anni.
Purtroppo, a causa del modo in cui i disturbi mentali vengono ancora stigmatizzati nella nostra società, non appena ne parlo vengo immediatamente giudicata. Alcune persone addirittura mettono in discussione la mia capacità di essere un buon genitore. Queste preoccupazioni non solo rappresentano per me un insulto, ma sono anche fondamentalmente sbagliate.
Sì, ci sono dei giorni in cui il mio cuore batte freneticamente, senza sosta. Ci sono momenti in cui mi sento come se il mio petto potesse esplodere. Quando succede, nei momenti di ansia peggiori, dico ai miei figli “la mamma è un po’ nervosa adesso”. Ma sono comunque in grado di provvedere ai loro bisogni. Sono sempre con loro, anche in quei momenti.
Sono sincera con loro, riguardo a quello che mi succede. Credo che questo sia importante. Come genitori che convivono con questi disturbi, dobbiamo spiegare ai nostri bambini quello che ci sta succedendo, in un modo per loro comprensibile.
In passato, il senso comune prevedeva che ai bambini venissero risparmiati questi discorsi, come se i disturbi mentali fossero spaventosi. Questo mito è stato ormai meticolosamente sfatato. Infatti, diversi studi hanno dimostrato che i bambini traggono beneficio dal parlare apertamente delle malattie mentali con i loro genitori.
Conoscendo la frequenza con cui i disturbi mentali si manifestano, è vitale spiegare ai nostri figli che cosa ci succede. In questo modo, quando cresceranno e diventeranno adulti, saranno meglio preparati a gestire le loro relazioni con altre persone affette da questo disturbo, sia che si tratti di colleghi, amici, i loro cari, e ovviamente loro stessi.
Il punto cruciale per debellare lo stigma sociale associato ai disturbi psichiatrici è parlarne, senza vergogna.
Ti senti depresso? Dillo a tuo figlio. A me è capitato di dire loro: “La mamma è un po’ triste oggi.” Nonostante io stia provando tristezza, sono comunque in grado di essere una brava madre: le due cose non si escludono a vicenda. Ed essere chiara aiuta i miei figli a capire i miei cambiamenti nel linguaggio del corpo, o di tono.
Una cosa su cui mi concentro con i miei bambini è il fatto che i miei stati d’animo non dipendono da loro. Dico: “La mamma si sente un po’ triste oggi, ma ti vuole tanto bene. Non hai fatto nulla per farmi sentire così.”
I bambini interiorizzano gli umori dei genitori senza rendersene conto, è il nostro compito di adulti e custodi ricordare ai nostri figli che sono amati, e che non sono responsabili per i nostri stati d’animo.
Se sei un genitore che convive con un disturbo mentale, ti incoraggio a parlare con i tuoi figli di quello che ti succede, ovviamente esprimendoti in un modo a loro appropriato. Più se ne parla apertamente, meglio staremo. Sia noi che i bambini.
L’articolo è stato originariamente pubblicato qui. Traduzione a cura di Vittoria Vardanega.