Marcia del Ritorno, la grande protesta dei palestinesi | Tutte le ultime notizie in tempo reale
Dal 30 marzo al 15 maggio 2018 migliaia di palestinesi partecipano alla cosiddetta Marcia del Ritorno, manifestazione di protesta per chiedere il ritorno dei profughi palestinesi nei territori che attualmente fanno parte dello stato di Israele.
Qui di seguito tutto quello che c’è da sapere sull’iniziativa e le ultime notizie con aggiornamenti in tempo reale:
Aggiornamento 16 maggio – ore 10.00 – Termina la Grande Marcia del Ritorno – La manifestazione di protesta organizzata dai palestinesi si è conclusa ieri, 15 maggio 2018, giorno conosciuto come “nakba” o la catastrofe. Il 14 maggio 2018 è stato il giorno del contestato spostamento dell’ambasciata degli Stati Uniti in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme.
L’inaugurazione è stata circondata da un clima di forti tensioni, in quanto è un implicito riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello stato ebraico (Cosa significa il riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele?).
Dal 14 maggio si sono registrati violenti scontri al confine tra Israele e la Striscia di Gaza, dove sono morte almeno 63 persone e altre 2.700 sono rimaste ferite.
Qui abbiamo raccolto le reazioni dei leader del mondo su quanto accaduto a Gaza.
12 maggio – ore 19.30 – Israele ha colpito il nord della Striscia di Gaza. Leggi la notizia completa.
07 maggio – ore 16.55 – Settimo venerdì di proteste: 2 morti e 36 feriti – Due palestinesi sono stati uccisi dai soldati israeliani durante le proteste della Grande Marcia del Ritorno lungo il confine tra la Striscia di Gaza e Israele. A dare la notizia è Sky News. Durante il settimo venerdì di proteste sono stati feriti anche 36 manifestanti palestinesi, uno dei quali è un ragazzo di 16 anni colpito da un cecchino a est del campo profughi di Bureji, sulla costa. Altre 30 persone sono rimaste intossicate in seguito al lancio di gas lacrimogeni, secondo quanto riportato dalla Mezzaluna Rossa.
Sono 53 i palestinesi morti dall’inizio delle proteste.
ore 16.30 – Sale la tensione a Gaza: un morto – Il ministro della Salute di Gaza ha riferito che un palestinese è morto dopo essere stato colpito dai soldati israeliani durante la Grande Marcia del Ritorno. Le manifestazioni al confine tra la Striscia di Gaza e Israele sono iniziate il 30 marzo 2018 e proseguiranno fino al 15 maggio, anniversario della fondazione di Israele.
ore 11.45 – Israele spara gas lacrimogeni – Settimo venerdì consecutivo di proteste, lungo il confine tra la striscia di Gaza e Israele,in occasione della Marcia del Ritorno. Le autorità israeliane hanno reagito all’avvicinarsi della folla di manifestanti palestinesi alla recinzione di sicurezza sparando gas lacrimogeni. Le manifestazioni sono in corso principalmente nella città di Khuza’a, a est di Khan Younis, e in quella di Jabalyia, nel nord della striscia.
La Marcia del Ritorno si concluderà tra pochi giorni, martedì 15 maggio, anniversario della fondazione di Israele, che i palestinesi celebrano ogni anno come la Nakba, la catastrofe. Dal 31 marzo, inizio delle manifestazioni, sono morti 51 palestinesi e altri 6mila sono rimasti feriti.
06 maggio – ore 16.55 – Sono 51 i palestinesi morti dall’inizio delle proteste – Due palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano mentre cercavano di oltrepassare il confine tra Gaza e Israele. A riferirlo è stato il governo di Hamas e i militari israeliani hanno confermato di aver aperto il fuoco contro tre persone. A perdere la vita sono stati Abdel Rahman Qudeih e Mohamed Abu Reyda.
Dall’inizio delle proteste sono morti 51 palestinesi. La Grande Marcia del Ritorno è iniziata il 30 marzo 2018 per reclamare il diritto dei palestinesi a tornare nelle proprie terre e si concluderà il 15 maggio, anniversario della fondazione di Israele.
04 maggio – ore 16.50 – Sesto venerdì di proteste: feriti 170 palestinesi – Il ministero della Salute di Gaza riferisce che 170 palestinesi sono rimasti feriti nel sesto venerdì di proteste. Almeno 22 manifestanti sono stati raggiunti dai colpi di arma da fuoco dell’esercito israeliano, secondo i dati forniti dalla Mezzaluna rossa palestinese.
I militari hanno risposto al lancio di pietre e bombe incendiarie, all’incendio di pneumatici e a diversi tentativi di danneggiare la recinzione del confine, secondo quanto riportato dai media israeliani. Gli scontri sono in corso nell’est e nel nord della Striscia, riferiscono fonti palestinesi. L’esercito israeliano ha inoltre confermato la notizia dell’abbattimento di un drone sul territorio costiero palestinese. Il velivolo era in missione di ricognizione per filmare le proteste lungo il confine.
Migliaia di palestinesi si riuniscono lungo il confine tra Gaza e Israele da sei settimane per partecipare alla Grande Marcia del Ritorno, organizzata da alcuni movimenti palestinesi all’inizio di marzo e che proseguirà fino al 15 maggio, anniversario della fondazione di Israele e conosciuto come Nakba, “la catastrofe”, tra i palestinesi.
Secondo il ministero della Salute di Gaza sono stati uccisi 49 manifestanti palestinesi e oltre 6.000 sono rimasti feriti dall’inizio delle proteste.
ore 15.50 – Salgono a 40 feriti palestinesi- Il ministero della Salute di Gaza ha riferito che 40 palestinesi sono rimasti feriti nella sesta giornata di proteste lungo il confine con Israele.
ore 15.35 – Dieci nuovi feriti a Gaza – Almeno 10 palestinesi sono rimasti feriti negli scontri lungo il confine tra la striscia di Gaza e Israele durante il sesto venerdì della Grande Marcia del Ritorno. Lo ha riferito il ministero della Salute di Gaza.
In giornata, l’esercito israeliano ha lanciato gas lacrimogeni, mettendo in guardia i manifestanti palestinesi, e ha schierato nuovamente i cecchini e i carri armati al confine con la striscia di Gaza. In un tweet in lingua araba pubblicato ieri, il portavoce delle forze armate israeliane, Avichay Adraee, aveva avvertito i manifestanti che l’esercito non avrebbe tollerato l’uso di bombe incendiarie.
27 aprile – ore 17.40 – Altre due vittime palestinesi – Arriva a 3 il numero dei palestinesi morti il 27 aprile 2018. Dal 30 marzo 2018 sono morti 44 palestinesi nelle proteste indette per rivendicare il “diritto al ritorno”.
ore 17.30 – Un palestinese è stato ucciso durante le proteste – Un palestinese è stato ucciso dai colpi di arma da fuoco dei militari israeliani durante la Marcia del Ritorno al confine con lo Stato ebraico. A riferirlo è il ministero della Sanità di Gaza. L’identità della vittima non è stata resa nota. Le proteste dei palestinesi hanno avuto inizio il 30 marzo e ad oggi, 27 aprile 2018, sono 42 i palestinesi che hanno perso la vita.
ore 16.30 – Palestinesi sfondano recinzioni al confine: 200 feriti – Almeno 200 manifestanti palestinesi sono rimasti feriti dopo aver sfondato la recinzione al confine con Israele. L’esercito israeliano ha reagito sparando sulla folla. Secondo l’emittente araba Sky News Arab, l’esercito israeliano ha inviato sul posto rinforzi per formare posti di blocco e impedire ai dimostranti di entrare nello stato ebraico.
ore 16.00 – Quinto venerdì di proteste: 50 feriti, tra cui 4 sanitari e 6 giornalisti – Almeno 50 persone sono rimaste ferite dal fuoco israeliano lungo il confine tra la striscia di Gaza e Israele nel quinto venerdì consecutivo di proteste in occasione della Marcia del Ritorno. Tra i feriti ci sono 4 operatori sanitari e 6 giornalisti.
I media palestinesi parlano di persone ferite vicino a campi profughi del territorio costiero. L’esercito di Israele ha aperto il fuoco sulla folla e usato gas lacrimogeni in risposta al lancio di pietre e oggetti da parte dei manifestanti. L’emittente israeliana Channel 10 sostiene che “un gran numero di manifestanti” ha cominciato a scavare trincee e creare barricate.
Cos’è la Marcia del Ritorno
A partire da venerdì 30 marzo 2018, per sei settimane, i palestinesi saranno impegnati nella cosiddetta Marcia del Ritorno. La data di avvio della manifestazione coincide con la Giornata della Terra, che segna l’espropriazione da parte del governo israeliano di terre di proprietà araba in Galilea, avvenuta il 30 marzo 1976. Le manifestazioni dureranno per sei settimane fino al 15 maggio, anniversario della fondazione di Israele, che i palestinesi definiscono “Nakba”, una catastrofe.
Gli organizzatori hanno assicurato il carattere pacifico della manifestazione, che ha l’obiettivo di realizzare il “diritto al ritorno”, una richiesta palestinese secondo la quale i discendenti dei rifugiati che hanno perso le loro case nel 1948 possano ritornare alle proprietà della loro famiglia nei territori che attualmente appartengono a Israele.
Israele si oppone a qualsiasi ritorno di rifugiati su larga scala, dicendo che distruggerebbe il carattere ebraico del paese.
“Ci siamo svegliati un giorno per scoprire che le forze israeliane avevano preso d’assalto il nostro quartiere, costringendoci a lasciare le nostre case senza preavviso”, racconta a Middle East Eye, Fadila al-Ashi, un’anziana donna di 82 anni, che non desidera altro che tornare nella sua casa di Beersheba, che oggi appartiene a Israele.
Al-Ashi è una degli oltre 750mila palestinesi cacciati con la forza dalle loro città e villaggi nei territori palestinesi occupati, dopo la proclamazione dello stato di Israele nel maggio 1948, in quella che i palestinesi chiamano la Nakba, la catastrofe.
“Abbiamo camminato per ore finché non siamo arrivati a Gaza. La situazione non era migliore lì. Abbiamo dormito per giorni in una stalla. Pensavamo che presto saremmo tornati nei nostri villaggi, ma non è mai successo”.
Un’usanza dei profughi palestinesi è quella di tenere appesa al muro di casa la chiave delle loro vecchie case prima della cacciata, simbolo di una speranza mai sopita.
A 70 anni da quel tragico episodio, il numero di rifugiati palestinesi in tutto il mondo è superiore ai 5,34 milioni, secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa).
Le richieste dei manifestanti
Una vasta rete di attivisti palestinesi ha organizzato la massiccia marcia di 46 giorni per chiedere il diritto al ritorno. La Grande Marcia del Ritorno è partita il 30 marzo da diverse aree tra cui Gaza, dove Hamas ha già allestito una tendopoli, la Cisgiordania e Gerusalemme. Altre marce sono organizzate all’estero, in Libano, Siria e Giordania.
La giornata di avvio coincide con quello che i palestinesi chiamano Land Day, la Giornata della Terra, per commemorare il giorno in cui le forze israeliane hanno ucciso sei palestinesi durante le proteste contro la confisca delle terre della Galilea nel 1976.
L’obiettivo della marcia è attraversare i confini di Israele e arrivare nei villaggi che un tempo erano abitati dai palestinesi. L’esercito israeliano ha schierato l’esercito e 100 cecchini sul confine con Gaza, e ha detto che monitorerà molto attentamente la marcia.
Oltre a marciare in occasione del 70esimo anniversario della proclamazione dello stato di Israele e della “Nakba”, i palestinesi protesteranno in risposta alla decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale dello stato ebraico.
I palestinesi chiedono inoltre che venga attuata la Risoluzione 194 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del dicembre 1948, che stabiliva che “i rifugiati che desiderano tornare alle loro case e vivere in pace con i loro vicini dovrebbero essere autorizzati a fare così alla prima data praticabile”.
Le vicende storiche della Palestina
La Palestina fu sotto il dominio britannico dal 1917 al 1948, quando le forze britanniche si ritirarono dopo mesi di aspri combattimenti. Nel 1917, Arthur Balfour, allora segretario degli esteri britannico, promise di aiutare a stabilire una casa nazionale per il popolo ebraico in Palestina, in quella che è conosciuta come la dichiarazione di Balfour.
Oggi nella striscia di Gaza vivono circa 2 milioni di persone, in condizioni economiche e sociali molto difficili.
Gaza dal 2006 è governata da Hamas. Il risultato elettorale di quelle consultazioni scatenò gli scontri tra le due fazioni, che degenerarono in una guerra civile, in cui morirono oltre 600 palestinesi.
Da allora la Palestina è de facto un paese diviso: Hamas continua a controllare la Striscia di Gaza, nonostante il suo governo non sia riconosciuto dalla comunità internazionale, mentre Fatah amministra la Cisgiordania. Hamas è un movimento radicale islamico, con un proprio braccio armato. Le origini risalgono agli anni Settanta ma fu fondato ufficialmente nel 1987, quando cominciò l’insurrezione palestinese nota con il nome di prima Intifada.
Al-Fatah o Fatah è un’organizzazione politica e paramilitare palestinese, che fa parte dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, l’Olp. Fatah è un movimento politico laico, che si oppone alla lotta armata e gode del supporto della comunità internazionale.
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