Il fuoco israeliano, sparato da un blindato su una postazione della Jihad islamica nel sud della Striscia di Gaza, a est di Rafah, ha provocato la morte di tre palestinesi.
Lo ha riferito un portavoce del ministero della Salute. Le vittime sono i Hussein e Marwan al-Amour (entrambi 25 anni) e Abdul Haleem al-Naqa (28 anni).
Le Brigate Al-Quds, braccio armato della Jihad Islamica, hanno fatto sapere che due di loro – Hussein e Abdul – appartengono alle loro milizie. Non è chiaro invece se Marwan militasse nelle loro file.
L’esercito israeliano ha riferito che il carro armato ha sparato dopo che i soldati hanno individuato e fatto brillare un ordigno piazzato vicino alla barriera di separazione al confine.
L’esplosivo era stato nascosto all’interno di un paio di tronchesi e mirava a colpire i militari dello Stato ebraico.
Dal 30 marzo, per sei settimane, i palestinesi hanno indetto la “Marcia del ritorno” una grande protesta con la quale hanno chiesto che i discendenti dei rifugiati che hanno perso le loro case nel 1948 possano ritornare alle proprietà della loro famiglia nei territori che attualmente appartengono a Israele.
La marcia si è conclusa lo scorso 15 maggio, con un bilancio di vite molto alto tra i manifestanti palestinesi.
Lunedì 14 maggio 2018 gli Stati Uniti hanno spostato la loro ambasciata in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme.
L’inaugurazione è stata circondata da un clima di forti tensioni, in quanto è un implicito riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello stato ebraico (Cosa significa il riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele?).
Dal 14 maggio si sono registrati violenti scontri al confine tra Israele e la Striscia di Gaza, dove sono morte almeno 63 persone e altre 2.700 sono rimaste ferite.
Qui abbiamo raccolto le reazioni dei leader del mondo su quanto accaduto a Gaza.