Accordo raggiunto per il cessate il fuoco tra Gaza e Israele: il bilancio dei raid, intanto, ammonta a 32 morti e 100 feriti
È stato raggiunto un accordo per il cessate il fuoco tra Gaza e Israele, mentre il bilancio dei raid israeliani si aggrava con almeno 32 palestinesi morti e oltre 100 feriti.
L’accordo per un immediato cessate il fuoco è arrivato nella notte tra mercoledì 13 e giovedì 14 novembre grazie alla determinante mediazione dell’Egitto. L’intesa, che prevede uno stop alle ostilità a partire dalle 5,30 ore locali (le 4,30 in Italia), è stata confermata anche dalla Jihad islamica.
Tuttavia, alle 10,54 ore locali (le 9,54 in Italia) la tregua è stata violata quando 5 razzi sono stati lanciati da Gaza verso il Sud di Israele dove poco prima sono risuonate le sirene di allarme. A dichiararlo è stato il portavoce militare, affermando anche che 2 dei 5 razzi sono stati intercettati dall’Iron Drome.
“L’occupazione (Israele) ha accettato le condizioni dettate dalla resistenza” ha affermato il portavoce Mussab al-Breim alla radio pubblica israeliana Kan.
“Alla calma risponderemo con la calma. La Jihad islamica ha subito un duro colpo” è quanto dichiarato invece dal ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, il quale ha precisato che “Israele non esiterà a colpire chiunque lo minacci”.
All’accordo per il cessate il fuoco ha partecipato anche l’Onu così come dichiarato dall’inviato della Nazioni Unite Nickolay Mladenov secondo il quale “le prossime ore e giorni saranno critiche”.
Tutti – ha aggiunto su Twitter – devono mostrare massimo controllo e fare la loro parte per impedire un bagno di sangue. Il Medio Oriente non ha bisogno di nuove guerre”
#BREAKING: #Egypt and the #UN worked hard to prevent the most dangerous escalation in and around #Gaza from leading to #war. The coming hours and days will be critical. ALL must show maximum restraint and do their part to prevent bloodshed. The #MiddleEast does not need more wars
— Nickolay E. MLADENOV (@nmladenov) 14 novembre 2019
Prima dell’accordo sul cessate il fuoco, erano continuati i raid israeliani, che, secondo quanto riferito dal ministero della Sanità di Gaza fino ad ora hanno provocato 32 morti e oltre 100 feriti.
Tra le 32 vittime, anche gli otto componenti di una famiglia, uccisa a a Deir al-Balah, nel centro della striscia di Gaza, nella notte tra mercoledì 13 e giovedì 14. Il bersaglio del raid, che ucciso due donne e cinque bambini, era il capofamiglia Abu Malhus, il quale nei giorni scorso avrebbe partecipato attivamente al fitto lancio di razzi (oltre 350) verso Israele.
L’inizio delle nuove ostilità tra Gaza e Israele risalgono a martedì 12 novembre, quando Israele ha annunciato di aver ucciso in un raid il comandante della Jihad islamica palestinese Baha Abu al-Ata.
Una morte che era stata confermata anche dalla stessa Jihad islamica che aveva promesso una risposta immediata: “La nostra reazione farà tremare l’entità sionista”.
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu, dal canto suo, nella giornata di ieri aveva intimato Gaza di fermare il lancio di razzi dichiarando: “Sarebbe meglio per la Jihad capire ora, credo che il messaggio stia cominciando a passare. Devono comprendere che noi continueremo a colpire senza pietà. Siamo determinati a combattere e a proteggere noi stessi”
“Se la Jihad – aveva concluso Netanyahu – pensa che le salve di razzi o i colpi ci indeboliscano, sbaglia”.