Tutti i temi sul tavolo del G7 di Biarritz
G7 di Biarritz: i potenti della terra si incontrano sulla costa atlantica francese. Il tema ufficiale è la lotta alle diseguaglianze ma le sette potenze hanno diversi temi in agenda. La questione più urgente è senza dubbio quella degli incendi che stanno dilaniando l’Amazzonia.
Verranno discussi anche la Brexit che si avvicina, le tensioni con l’Iran che preoccupano, la guerra dei dazi tra Usa e Cina che manda in fibrillazione tutti i mercati.
G7 Biarritz: si parla dell’Amazzonia che brucia
La questione in Brasile è molto seria, tanto che tutti i principali attori, politici, influencer, artisti e giornalisti nel mondo si stanno mobilitando per creare una sensibilità molto forte in merito al tema.
Nelle ultime ore il Presidente Donald Trump ha confermato di mandare gli aiuti da parte degli Stati Uniti al fine di domare le fiamme, che ad oggi hanno già creato un danno permanente e ingente per il polmone naturale della Terra. Bolsonaro viene accusato di non “muovere un dito” mentre parla di psicosi da disastro naturale e fa presente che questo incendio sia nella media degli altri scoppiati negli anni precedenti.
Nonostante questo Macron punta il dito: “La nostra casa sta bruciando. Letteralmente. La foresta pluviale amazzonica – il polmone che produce il 20 per cento dell’ossigeno del nostro pianeta – è in fiamme. è una crisi internazionale. Membri del vertice del G7, discutiamo di questa emergenza tra due giorni”, scrive il presidente francese in un tweet.
Bolsonaro ha bocciato la proposta di parlarne al G7 “senza la partecipazione dei Paesi della regione”, denunciando “una mentalità colonialista fuori luogo nel 21esimo secolo”.
La Brexit e i suoi rischi
Il tema dell’uscita del Regno Unito dall’Ue tiene con il fiato sospeso tutto il mondo. La scadenza del 31 ottobre è all’orizzonte e il no-deal è uno scenario sempre più reale. Il premier britannico Boris Johnson si è insediato da appena un mese dopo le dimissioni di Theresa May.
BoJo ha visto di recente la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e lo stesso presidente francese, Emmanuel Macron, che hanno ribadito il no di Bruxelles a rinegoziare l’accordo ma hanno concesso a Londra del tempo per proporre soluzioni all’impasse che verte principalmente su backstop, il meccanismo ideato per evitare il ritorno alla frontiera fisica tra Irlanda e Irlanda del Nord.
Gli accordi in Iran
Alla vigilia del summit, Macron ha accolto a Parigi il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, che nei giorni scorsi si era detto pronto a lavorare sulle proposte francesi, e cioè un ammorbidimento delle sanzioni, in cambio del ritorno dell’Iran al pieno rispetto dell’accordo sul nucleare.
Il futuro dell’accordo internazionale è un tema scottante, dopo l’uscita unilaterale di Washington e il progressivo disimpegno di Teheran. A pesare, la tensione nella regione del Golfo Persico dove negli ultimi tempi si sono moltiplicati gli attriti, con il sequestro di una petroliera britannica e l’abbattimento di un drone americano.
Le tensioni in Kashmir
Il conflitto tra Delhi e Islamabad è tornato ad accendersi. La regione contesa da decenni tra India e Pakistan è tornata a destare la preoccupazione internazionale all’inizio di agosto in seguito alla decisione di New Delhi di revocare lo status speciale concesso nella Costituzione fin dal 1948, scatenando la reazione di Islamabad e suscitando timori di una possibile guerra tra i vicini, entrambe potenze nucleari.
Il premier ultra-nazionalista indù Narendra Modi è stato invitato al vertice e ha già avuto un incontro con Macron alla vigilia dell’appuntamento a Biarritz. Finora, le potenze occidentali hanno esortato al dialogo, invitando i due Paesi alla moderazione.
I dazi che scuotono i mercati
La guerra commerciale tra Usa e Cina scuote il mondo e preoccupa seriamente l’Ue, che in occasione del G7 teme una nuova offensiva di Donald Trump.
La Cina ha appena annunciato che imporrà nuovi dazi su 75 miliardi di dollari di beni made in Usa come risposta alle annunciate tariffe americane al 10 per cento su 300 miliardi di beni cinesi a partire dal 1 settembre prossimo e in alcuni casi rinviate al 15 dicembre.
Il tycoon la settimana scorsa ha affermato che i negoziati con Pechino previsti a settembre sono ancora in piedi, avvertendo però che una nuova piazza Tienanmen, e cioè un eventuale ricorso alla violenza contro i manifestanti a Hong Kong, avrebbe conseguenze negative sui colloqui.
Insomma, sono attesi tre giorni di discussioni fondamentali per il futuro dell’intero pianeta.