I leader delle 20 potenze economiche più influenti al mondo si sono radunati in Turchia domenica 15 novembre per discutere della crisi europea dei rifugiati, anche alla luce degli attacchi terroristici avvenuti a Parigi venerdì 13 novembre.
Il presidente francese François Hollande, rimasto in patria per monitorare le operazioni di sicurezza e per rispettare i tre giorni di lutto nazionale indetti in Francia, è l’unico primo ministro assente al G20.
Il primo punto all’ordine del giorno del summit è stato la minaccia di infiltrazioni dell’Isis tra i migranti e tra i rifugiati accolti dall’Unione europea. Le autorità francesi hanno infatti scoperto che uno degli attentatori della strage di Parigi potrebbe essere sbarcato in Grecia e registrato come rifugiato politico proveniente dalla Siria. Queste informazioni sarebbero state estrapolate dal passaporto dell’uomo, ma non è ancora chiaro se il documento sia attendibile o meno.
In vista del summit, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker aveva dichiarato: “Non bisogna confondere le diverse categorie di persone che arrivano in Europa. I responsabili degli attentanti di Parigi sono criminali, non rifugiati né richiedenti asilo”.
Juncker, allarmato dalle reazioni dei leader europei, che hanno valutato la possibilità di modificare le direttive comuni in materia di immigrazioni, ha affermato: “Vorrei ricordare di essere seri a riguardo e di non prendere decisioni affrettate. Vedo una difficoltà ma non vedo la necessità di cambiare il nostro approccio generale”.
Si pensa che a seguito di questo G20 saranno disposti più controlli alle frontiere e negli aeroporti. Secondo l’agenzia Reuters, la bozza di una possibile dichiarazione congiunta includerebbe un impegno comune nella lotta al terrorismo e modifiche nei controlli alle frontiere.
La Turchia intanto ha chiesto all’Europa di dichiarare pubblicamente l’ammontare dei fondi destinati a ogni nazione per la gestione dei migranti e di aumentare quello disposto per il governo turco.
Alcuni dei Paesi del G20 chiedono alla Turchia di impegnarsi maggiormente nella chiusura delle frontiere con la Siria e nella lotta contro l’Isis.
Durante la cena ufficiale di domenica 15 novembre, i leader dei 20 Paesi hanno discusso di immigrazione e terrorismo, mentre nella giornata di lunedì, gli argomenti sul tavolo sono il cambiamento climatico, l’evasione fiscale e lo stato generale dell’economia mondiale.
L’agenzia Reuters ha diffuso la notizia di un incontro informale tra il primo ministro inglese James Cameron e il presidente russo Vladimir Putin, per discutere della situazione siriana.
Nella domenica del 15 novembre si è svolto anche un incontro di circa 35 minuti tra Putin e il presidente statunitense Barack Obama riguardo la lotta contro l’Isis e alla guerra civile siriana.
Durante una conferenza a Vienna lo scorso sabato 7 novembre, si è deciso che la Siria andrà alle urne fra 18 mesi, ma non si è ancora trovato un accordo sul ruolo che ricoprirà l’attuale presidente siriano Bashar al-Assad.
L‘obbiettivo principale dei Paesi dell’Unione europea e della Turchia per questo G20 è che la crisi dei migranti sia riconosciuta come un problema d’interesse mondiale. L’Unione europea auspica che tutti i Paesi presenti al summit acconsentano a contribuire finanziariamente alla gestione dei migranti, nonostante l’opposizione di Cina, Russia e India.
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