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    Il matrimonio finanziario tra la Borsa di Londra e quella di Francoforte

    Sono sempre più intensi i colloqui tra Francoforte il London Stock Exchange. Durante le trattative però anche un altro pretendente si è fatto avanti

    Di TPI
    Pubblicato il 30 Apr. 2016 alle 14:18 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 00:17

    Sono sempre più intensi i colloqui tra Francoforte e Paternosterr Square, sede del London Stock Exchange. Negli ultimi anni il matrimonio finanziario è stato tentato tre volte. Sarà la volta buona?

    Il mercato inglese, fondato nel lontano 1801, è una piazza di tutto rispetto: è terzo nel mondo come valore di mercato, dietro solo ai due giganti statunitensi New York Stock Exchange e il Nasdaq, ma con ampissimi margini di crescita.

    In Europa è la prima scelta quando un’azienda decide di quotarsi sul mercato finanziario, prova ne sia il fatto che lo scorso anno l’attività londinese ha coperto il 72% delle procedure IPO (Initial public offer), secondo i numeri forniti dall’autorevole Financial Times.

    È inoltre importante sottolineare che Londra già controlla dal 2007 un’altra importante piazza finanziaria, La Borsa valori di Milano, che detiene per il 100 per cento.

    L’iniziale proposta tedesca di circa 20 miliardi di sterline andrebbe a regime a creare un gigante sul mercato del valore superiore di 30 miliardi di banconote di Sua Maestà.

    Sin qui tutto bene, se non fosse che durante le trattative anche un altro pretendente si è fatto avanti. Si tratta del gruppo ICE (Intercontinental Exchange), la grande matryoshka che detiene al suo interno niente meno che il New York Exchange, che ha espresso il suo forte interesse per un’accordo.

    Con i tedeschi c’è stata una fumata nera il 22 marzo. Gli americani si sono presentati all’appuntamento una settimana dopo, ma sul tavolo rimane un nulla di fatto. Con i tedeschi, a dire il vero, la corsia è preferenziale.

    Si è parlato a lungo di un “merger of equals”, nonostante la futura società avrebbe una maggioranza che penderebbe per la fazione tedesca, con un 55% contro un 45% inglese.

    Preoccupazioni per la quota inferiore di Londra sono state confermate quando il vertice della LSE, Xavier Rolet, si è offerto di fare un passo indietro a patto che l’accordo andasse in porto. Il suo sostituto naturale, al vertice del nuovo colosso, sarebbe Carsten Kengeter, attualmente al timone della borsa tedesca.

    Nonostante tutto, la nuova company sarebbe presente nel listino inglese e domiciliata sempre a Londra, ma con uffici direttivi in ambedue le capitali. Inoltre, ci sarebbe comunque un’equa distribuzione delle poltrone nel futuro consiglio d’amministrazione.

    Infine, sempre sotto l’aspetto tecnico, i due gruppi continuerebbero ad operare autonomamente sotto i loro brand, seppure sotto un grande ombrello comune che sarebbe la nuova società.

    Molti analisti hanno già espresso i loro dubbi esprimendo la loro preoccupazione sul fatto che l’accordo potrebbe essere bloccato dalle autorità europee in materia di concorrenza, poiché un solo gruppo avrebbe un potere enorme nel settore.

    Oltreoceano il gruppo ICE, secondo autorevoli organi come Skynews, ha già pronta una proposta con l’appoggio di Morgan Stanley, Wells Fargo e i giapponesi di Mitsubishi. Il tutto è stato smentito dai diretti interessati, come del resto il fatto che un accordo transatlantico non sarebbe gradito al board londinese.

    La pista prediletta rimane quindi quella tedesca, con possibile chiusura dell’accordo entro la fine del 2016 o il primo trimestre del 2017, ma l’incertezza regna sovrana, come del resto i mercati insegnano.

    A cura di Maurizio Carta. 

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