Secondo una sperimentazione clinica condotta da alcuni
scienziati dell’Imperial College di Londra, i funghi allucinogeni potrebbero
alleviare la depressione. I risultati della ricerca potrebbero portare in
futuro all’utilizzo della psilocibina, la sostanza attiva presente nei
“funghetti magici”, nell’ambito della medicina convenzionale.
La ricerca, sovvenzionata dal Medical Research Council e
pubblicata sul Lancet Psychiatry Journal,
è solo una sperimentazione nella sua fase iniziale e gli scienziati avvisano
che non vi sono ancora prove certe degli effetti benefici della sostanza.
Tuttavia, lo studio sembra evidenziare un collegamento tra la terapia alla
quale sono stati sottoposti 12 volontari e l’effettivo miglioramento della
propria condizione di salute.
Tutti i volontari sono stati affetti da forte depressione
per la maggior parte della loro vita e, in precedenza, non avevano reagito
positivamente all’assunzione di antidepressivi standard. I ricercatori hanno
somministrato loro delle dosi di psilocibina, aumentandole gradualmente.
Due dosi si sono dimostrate sufficienti per alleviare la
depressione in tutti i pazienti per tre settimane, e cinque pazienti su dodici
non hanno più rilevato sintomi per i successivi tre mesi.
Non è ancora chiaro se l’effetto benefico della droga è
causato da una modifica chimica del cervello o dall’esperienza in sé, descritta
come spirituale e mistica. La testimonianza di uno dei volontari, Kirk Rutter,
fortemente depresso per via della morte della madre, è significativa: “Ho
sperimentato qualcosa che si chiama ‘turbolenza psichedelica’”.
“È il periodo di transizione allo stato psichedelico, ho
provato freddo e ansia. Tuttavia, è finito presto e ho avuto un’esperienza
piacevole, a tratti bellissima. Esplorando i ricordi, e provando l’amore del
rapporto con mia madre, ho capito che abbandonare il dolore non significava
abbandonare il suo ricordo”.
I ricercatori comunque raccomandano di non provare i
funghetti come rimedio per la depressione. Il dott. Robin Carhart-Harris
sottolinea che “le droghe psichedeliche hanno potenti effetti psicologici e
possono essere somministrati solo quando c’è un adeguato controllo medico”.
La ricerca è stata avviata dopo 32 mesi, avendo dovuto
passare attraverso un’autorizzazione etica, uno studio di sicurezza e una lunga
procedura burocratica.