Yeonmi Park aveva 13 anni quando suo padre, una figura di rilievo nel partito dei lavoratori nordcoreano, venne arrestato con l’accusa di essere coinvolto in affari illeciti con i cinesi.
Di lì a poco, Yeonmi e sua madre scapparono dalla Corea del Nord. Il suo mondo cambiò, dalla fuga per lasciarsi alle spalle un regime despotico alla fatica per racimolare un pasto al giorno.
Yeonmi dovette sfuggire ai rapimenti dei trafficanti di persone ed evadere i tentativi di rimpatrio forzato da parte delle autorità cinesi.
Priyanka Gupta, una reporter indiana di Al Jazeera, ha intervistato Yeonmi, oggi 20enne, durante il One Young World summit che si è svolto a Dublino, ottenendo una rara testimonianza della vita dei giovani in Corea del Nord e del loro arrivo traumatico in Cina.
Pubblichiamo in esclusiva in Italia la sua intervista.
D: Yeonmi, lei è attiva nella campagna per fermare il rimpatrio dei profughi nordcoreani da parte delle autorità cinesi. Ci spieghi perchè.
R: Le persone che scappano sono disperate. Sono alla ricerca, anch’essa disperata, di cibo, protezione e di una vita. La Cina le cattura e le rimpatria, consapevole del fatto che verranno uccisi.
Molti dei profughi che rimangono in Cina vengono sfruttati. Spesso sono venduti come schiavi. C’è un enorme problema di traffico di esseri umani.
Ci sono approssimativamente 300mila rifugiati nordcoreani che vivono in Cina. Molti dei trafficanti li rapiscono e poi li rivendono, senza fare esclusioni neanche per le bambine piccole. Vengono trattati come animali e il loro prezzo di mercato si aggira intorno ai 200 dollari. È successo anche a me quando sono arrivata in Cina insieme a mia madre.
Quando siamo arrivate, uno di loro ci ha catturate. Voleva vendermi. Avevo 13 anni. Disse a mia madre che lui trattava ragazzine di 11 e 12 anni, ma che comunque non c’era problema. Mia madre protestò e gli disse che ero soltanto una bambina. Lui l’ha violentata davanti a me. Avevo soltanto 13 anni. Poi abbiamo fatto di tutto per cercare di lasciare la Cina e di spostarci in Mongolia.
D: Come è stato crescere in Corea del Nord?
R: Nell’occidente le persone guardano film come Titanic. Voi amate questi film, ma i nordcoreani non sanno neanche che esistono. Pensano e parlano esclusivamente del loro regime e del loro leader. Hanno un solo canale televisivo e internet non esiste.
Mentre ero lì non ho mai detto o pensato qualcosa di negativo contro il regime. Noi pensavamo “Il nostro leader ci ama. Lui sta provando a proteggerci dall’America, il Paese cattivo”. Quello era il mio mondo in Corea del Nord: pensare a come odiare gli americani e lodare il nostro leader, ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette.
D: Ci racconti della sua generazione in Corea del Nord.
R: Non conoscevo la parola internet. Non sapevo che cosa fossero i social media. Se non sai che cosa sono, come puoi immaginarli? C’era poco cibo. Pensi soltanto a quello che mangerai il giorno dopo. Pensare ai computer è un lusso.
In Corea del Nord il governo ti dice cosa indossare, guardare, dire, studiare, fare. Tutto quanto. Decide quale lavoro devi avere. Vuoi essere un dottore? Decide il governo. E se tuo padre fa parte del partito, puoi andare all’università. Se invece è un contadino, non puoi.
D: Yeonmi, pensa che la società stia cambiando? Che impatto ha il mondo esterno sulla maniera in cui vivono e pensano i nordcoreani?
R: La madre di un mio amico è stata uccisa per aver visto un film di Hollywood! La gente rischia la vita per questo genere di cose. Le persone hanno il desiderio di essere libere, ma in Corea del Nord non si può neanche ballare o cantare, quanto sono ridicoli questi divieti? Libertà di movimento e di parola, le persone la vogliono. Abbiamo bisogno di questo desiderio di libertà.
La generazione di mia madre pensava di soffrire, ma allo stesso tempo avrebbero sacrificato qualsiasi cosa per il regime. Erano molto fedeli. La mia generazione sta lentamente apprendendo la verità. Obbediamo perchè abbiamo paura di morire. La Corea del Nord sta cambiando dal basso, e sta diventando più difficile per il governo.
D: Quali fattori contribuiscono al cambiamento?
R: I giovani vogliono essere liberi. Questa generazione è quello che io chiamo una “generazione del mercato nero”, ovvero quei ragazzi nati tra gli anni Novanta e il Duemila che comprano e vendono musica e film pirata. La mia generazione sta lentamente iniziando a essere esposta al mondo esterno e a pensare in maniera autonoma. Ma allo stesso tempo, non ha mai ricevuto un’istruzione decente, quindi soffre lo stesso.
D: Yeonmi, lei ha detto di voler ritornare in Corea del Nord un giorno. Cosa dovrebbe cambiare prima che lei decida di fare ritorno?
R: Voglio vedere una Corea libera, dove non c’è Nord o Sud. La Germania dell’Est e quella dell’Ovest non esistono più… Così che la gente non mi chieda più da quale parte io provenga – Nord o Sud? Io voglio poter dire che vengo dalla Corea. Sono coreana.
D: Che cosa pensa di Kim Jong Un?
R: Ѐ un criminale. Uccide la gente. Dopo che è salito al potere ha ucciso 80 persone in un solo giorno per aver visto un film o letto la bibbia. Questo giovane uomo è così crudele. Ha dato l’ordine di sparare addosso a chi cerca di scappare.
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