Il governo di Emmanuel Macron è salvo: la mozione di sfiducia “transpartisan” proposta dal partito indipendente LIOT e votata da tutte le opposizioni all’esecutivo di Elisabeth Borne non è riuscita a raggiungere la quota minima necessaria per mandare a casa la premier per appena 9 voti.
Diventa legge, intanto, la riforma delle pensioni che ha suscitato l’ira del Parlamento e di tantissimi che in questi giorni hanno invaso Parigi per protestare. Nei pressi della zona di Invalides stanno accorrendo altri manifestanti dopo l’esito della votazione, diversi cassonetti sono già stati dati alle fiamme e sono iniziati gli scontri con la polizia, che aveva ricevuto l’ordine di disperdere la protesta non autorizzata.
“Quello che non è stato possibile raggiungere con un normale voto parlamentare, lo dobbiamo ottenere con le proteste, gli scioperi, le manifestazioni”, ha detto il leader della sinistra radicale francese Jean-Luc Mélenchon, aggiungendo: “Adesso è ora di passare a una sfiducia popolare”. La sua collaboratrice Mathilde Panot spiega: “Questi 9 voti risicati che mancano non risolvono niente. La situazione resta la stessa, noi continuiamo la mobilitazione fino al ritiro di questa riforma delle pensioni”.
La riforma dovrebbe entrare in vigore il prossimo 1° settembre, ma nelle prossime settimane le opposizioni proveranno ad impedire che ciò accada. Tra i parlamentari sono già state raccolte 250 firme per indire un referendum abrogativo, mentre alcuni hanno già annunciato ricorso al Consiglio costituzionale.