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    Perché i francesi stanno boicottando Amazon in vista del Natale

    "Caro Babbo Natale, quest'anno prendiamo l'impegno di un #NatalesenzaAmazon".

    Di Cristina Migliaccio
    Pubblicato il 19 Nov. 2020 alle 18:52

    Perché i francesi stanno boicottando Amazon in vista del Natale

    In Francia sarà un Natale senza Amazon: questa è la scelta dei cittadini che vogliono sostenere i negozi locali messi in ginocchio dalla pandemia e la conseguente chiusura. Amazon, il colosso dell’e-commerce, non sembra cedere terreno neanche davanti al Covid ed è per questo che i francesi hanno scelto di boicottarlo acquistando nelle botteghe locali, un’iniziativa che risponde al nome di #NoelsansAmazon e che è partita proprio dalla sindaca di Parigi, diventando ben presto una vera e propria petizione.

    “Caro Babbo Natale, quest’anno prendiamo l’impegno di un #NatalesenzaAmazon”

    La petizione, firmata da persone fisiche ed associazioni come Greenpeace, dipinge un quadro circa le conseguenze sociali, fiscali e ambientali dello sviluppo di Amazon: “Tra un anno potremo avere le città deserte, i negozi chiusi e la vita sul click”.

    Nel testo della petizione si legge: “La crisi sanitaria che stiamo attraversando ha già avuto conseguenze drammatiche in Francia: migliaia di posti di lavoro sono scomparsi, la disoccupazione ha raggiunto il 9% e un milione di persone sono cadute in povertà. Questa situazione senza precedenti è la conseguenza diretta dei nostri metodi di produzione, globalizzati, e del nostro consumo di risorse naturali, irragionevole. Per uscire da questa crisi”, prosegue la nota, “dobbiamo recuperare due cose: la nostra sovranità nazionale ed europea e il nostro spirito di solidarietà. Promettiamo, Babbo Natale: d’ora in poi, ci sforzeremo tutti di più”.

    I firmatari della petizione invocano il ricorso ai minimarket o all’economia circolare in vista del Natale. “Ci sono anche aziende che puntano sull’economia circolare per offrire online prodotti riciclati più economici e più responsabili. Per non parlare dei prodotti di seconda mano, del ‘fai-da-te’, il riutilizzo di materiali usati per l’artigianato o la creazione a casa”.

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