Il fotografo che ha scattato le prime immagini della sparatoria di Las Vegas ha rivelato che inizialmente non aveva capito la gravità della situazione e che non si è reso conto che le persone presenti stavano cercando di fuggire da dei colpi di arma da fuoco.
David Becker è un fotografo freelance che il primo ottobre stava lavorando per l’agenzia Getty proprio al Route 91 Harvest, il festival di musica country di Las Vegas dove Stephen Paddock ha ucciso almeno 59 persone e ne ha ferite 527.
Le sue foto, pubblicate da Getty, sono state tra le prime immagini a raffigurare gli attimi convulsi della sparatoria, che è stata la più sanguinosa della storia recente degli Stati Uniti. Becker però si è reso conto della tragedia soltanto dopo diversi minuti, inizialmente infatti pensava a un falso allarme.
Il fotografo ha raccontato al sito web statunitense Quartz che, intorno alle 22 di domenica primo ottobre (le 8 del mattino di lunedì 2 ottobre in Italia), si trovava nella tenda destinata a fotografi e giornalisti quando Stephen Paddock ha cominciato a sparare sulla folla.
Una volta sentiti i colpi, Becker è uscito fuori dalla tenda per vedere cosa stesse succedendo, ma il fotografo è subito rientrato dopo essere stato rassicurato da un addetto alla sicurezza sul fatto che quei suoni fossero solo dei petardi.
Dopo qualche minuto, ha raccontato ancora Becker, i colpi sono ripresi, ma anche stavolta il fotografo non si è preoccupato. Qualcuno dei presenti lo ha tranquillizzato, ipotizzando si trattasse soltanto di suoni provenienti da “altoparlanti o altre apparecchiature sonore”.
Così Becker è tornato di nuovo a lavoro nella tenda destinata ai media. Ripresi i colpi per la terza volta però, il fotografo ha deciso di uscire con la propria macchina fotografica e di scattare alcune immagini.
Proprio in quel momento Becker ha visto le prime persone fuggire. La ragione di questi intervalli è dovuta al fatto che Stephen Paddock, il responsabile della sparatoria, ha colpito la folla nel punto in cui era più fitta, per poi fermarsi e dare modo a chi era sfuggito ai suoi colpi di alzarsi, a quel punto l’uomo riprendeva a sparare per uccidere il maggior numero di persone possibile.
Uscito dalla tenda dei giornalisti, con la propria macchina fotografica in spalla, David Becker non aveva ancora capito cosa stesse accadendo. Appoggiato a un tavolo, il fotografo ha cominciato a scattare alcune immagini, pensando che le persone fossero state colte dal panico per un falso allarme.
“Era così buio che non riuscivo a vedere veramente cosa stava succedendo, c’erano alcune persone che piangevano, parlavano al telefono e sbattevano contro l’un l’altro per fuggire dal luogo della sparatoria”, ha detto Becker a Quartz.
Una volta che le persone hanno cominciato a defluire, il fotografo si è addentrato in mezzo alla folla. “Pensavo tra me e me: non sta accadendo nulla, sono solo gli altoparlanti che sono saltati”, ha detto il fotografo.
Avvicinandosi sempre più al punto in cui giacevano le prime vittime, Becker ha cominciato a rendersi conto di cosa stava succedendo. “Le persone erano nel panico, i colpi di arma da fuoco continuavano in maniera sporadica, a raffiche”, ha detto il fotografo.
Becker ha descritto una scena in cui c’erano persone che urlavano, altri che scappavano, molti restavano stesi a terra per cercare di sfuggire ai colpi sparati dal 32esimo piano del Mandalay Bay hotel da Stephen Paddock.
Il fotografo ha rivelato come in quel momento non pensasse ad altro che a scattare nuove fotografie e a cercare il punto più illuminato da cui poter fotografare, pensando ancora che si trattasse solo di un falso allarme.
A questo punto Becker ha deciso di tornare alla tenda destinata ai media e soltanto lì si è reso conto della gravità della situazione. Una volta scaricate le fotografie sul proprio computer infatti, il fotografo si è accorto che alcune delle persone ritratte a terra erano coperte di sangue.
Becker ha continuato ad archiviare il proprio lavoro finché la polizia non ha evacuato la tenda dove si trovava insieme a colleghi e giornalisti. “Ho lavorato tutta la notte e la mattina successiva per riprendere gli agenti di polizia in azione e il personale medico che soccorreva i feriti”, ha detto il fotografo.
“In quei momenti ero in modalità pilota automatico, facevo solo il mio lavoro per catturare quei momenti”.
Ecco alcune immagini scattate da David Becker durante quella notte: