I miliziani alleati dell’esercito libico hanno respinto domenica 2 ottobre un attacco dei jihadisti dell’Isis a Sirte, l’ex roccaforte del sedicente Stato islamico in Libia, ma nei combattimenti sono morti otto soldati e un fotogiornalista olandese, colpito da un cecchino.
Jeroen Oerlemans, il fotografo ucciso, aveva 45 anni. Era un reporter di guerra con grande esperienza: aveva lavorato in Afghanistan, in Siria, in Libia e aveva fatto alcuni reportage seguendo le rotte dei migranti che arrivano in Europa.
Nel 2012 era stato rapito in Siria insieme al fotografo inglese John Cantlie, ma venne rilasciato una settimana dopo.
I miliziani autori dell’imboscata, avvenuta in un quartiere orientale di Sirte, probabilmente sono arrivati dal deserto.
È solo l’ultima dimostrazione di come la minaccia jihadista in Libia sia ancora attuale dopo quattro mesi di combattimenti per liberare la città ex roccaforte dell’autoproclamato califfato in Nord Africa.
Grazie al supporto dell’aviazione degli Stati Uniti, le brigate di Misurata e l’esercito libico sono riusciti a prendere il controllo di gran parte della città e hanno messo sotto assedio i jihadisti, rimasti intrappolati in un piccolo quartiere residenziale sul mare.
La loro avanzata è stata rallentata nei combattimenti strada per strada dai cecchini dell’Isis, dalle autobombe e dagli attentati suicidi.
Nelle ultime settimane i jihadisti hanno compiuto numerosi attacchi e le forze di sicurezza libiche temono che i miliziani che sono riusciti a fuggire da Sirte si siano raggruppati e stiano per lanciare una controffensiva.
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