A Brest è stata scoperta una fossa comune con i resti di 790 uomini, donne e bambini. Risale alla Seconda Guerra Mondiale quando in quella zona della Bielorussia, occupata dai nazisti, si trovava un ghetto ebraico. È stato Bild a dare la notizia del ritrovamento, dopo avere visitato il luogo.
I resti sono rimasti lì, a un metro e mezzo di profondità, per più di settant’anni e sono stati i lavori di costruzione di un cantiere a riportare alla luce le spoglie.
Secondo quanto si apprende, il sito del ritrovamento, al confine con la Polonia, fa parte di un ghetto usato dei nazisti, in un periodo compreso tra il dicembre 1941 e l’ottobre 1942, per separare gli ebrei e tutte le altre minoranze etniche dal resto dei cittadini.
Secondo Dmitri Kaminsky, che dirige le operazioni, non è certo quanti altri corpi potrebbero ancora essere trovati.
“Restituiamo i resti alle autorità locali perché provvedano a una nuova sepoltura. Quando troviamo lo scheletro di un bambino o quello di una madre che tenta di proteggere il figlio, comprendiamo quello che questa gente ha provato. E non sono sentimenti gradevoli”, ha dichiarato.
A Brest, che faceva parte dell’Unione Sovietica, le truppe tedesche entrarono nel giugno 1941, dopo una battaglia durata settimane. Pochi giorni più tardi, fucilarono migliaia di ebrei e, nel dicembre dello stesso anno, “fu creato un ghetto dopo la confisca di tutti gli oggetti di valore degli ebrei uccisi e di quelli sopravvissuti. Il ghetto ospitò 18mila persone”, ha spiegato Kaminsky.
La responsabile del municipio di Brest, Alla Kodak, ha detto che prima di questa scoperta altri resti delle vittime dei massacri erano stati trovati in altri siti della città. La maggioranza degli ebrei sopravvissuti al 1941 furono poi fucilati nell’ottobre del 1942 a Bronnaia Gora, campo di concentramento e sterminio allestito dai nazisti nella regione.
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