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    Le forze di difesa israeliane chiudono sei Ong palestinesi etichettate come terroriste: “Attacco alla libertà”

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 18 Ago. 2022 alle 12:14

    Forze israeliane chiudono sei Ong palestinesi etichettate come terroriste

    Le forze di difesa israeliane hanno fatto irruzione e chiuso sei Ong palestinesi, alcune delle quali godono di ampio riconoscimento internazionale, che sono state etichettate da Israele come “terroriste”.

    L’operazione si è svolta nella mattinata di giovedì 18 agosto con i militari israeliani, come testimoniano diversi video postati su Twitter, che hanno fatto irruzione nelle sedi delle Ong, confiscato il materiale e posto i sigilli alle porte.

    Tra le Ong perquisite dalle forze israeliane, spiccano i nomi di Addameer, che assiste i prigionieri politici palestinesi, e di Al-Haq, un’organizzazione che lavora da anni con le Nazioni Unite. Nell’elenco, inoltre, sono incluse anche Defense for Children International-Palestine, Union of Agricultural Workers, Bisan Center for Research and Development e Union of Palestinian Women Committees.

    Le 6 organizzazioni della società civile palestinesi sono state accusate di essere “organizzazioni terroristiche” nell’ottobre 2021 dal governo israeliano in base ai sensi della legge israeliana antiterrorismo del 2016 e alla legge militare del 1945 che Israele applica nei territori occupati.

    Le Ong, proclamate ufficialmente terroriste nella giornata di mercoledì 17 agosto, dal ministro della Difesa Benny Gantz, nonostante le proteste della comunità internazionale, tra cui l’Italia che non ha riconosciuto la “lista nera” stilata da Israele, sono accusate di essere espressione del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, partito marxista che Israele considera un gruppo terroristico.

    Con la dichiarazione di Gantz, Israele può mettere al bando le Ong, sequestrare i loro beni e addirittura arrestare e incarcerare il personale. “È un attacco sfacciato, una pericolosa escalation che minaccia di paralizzare completamente il lavoro della società civile palestinese nell’opporsi all’abuso dei diritti umani” ha dichiarato il responsabile di Israele e Palestina di Human Rights Watch.

    L’operazione militare è stata denunciata anche da B’Tselem, gruppo israeliano per i diritti umanitari, che in un comunicato ha scritto: “È una mossa che caratterizza i regimi totalitari. Ma la guerra non è pace, l’ignoranza non è potere e l’attuale governo non è un governo di cambiamento bensì un governo di continuazione del violento regime di apartheid che è in vigore da molti anni tra il mare e il fiume Giordano. B’Tselem è solidale con i nostri colleghi palestinesi, orgoglioso del nostro lavoro congiunto con loro nel corso degli anni e continuerà a farlo”.

    Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, invece, ha sottolineato che gli Usa non sono avvisati in anticipo e che il governo statunitense chiederà conto a Israele di quanto accaduto.

    “Crediamo che il rispetto dei diritti umani, le libertà fondamentali e una società civile forte siano di fondamentale importanza per una governance responsabile e reattiva” ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price.

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