Il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato le previsioni
di crescita del Regno Unito sull’onda del voto sulla Brexit. A luglio,
immediatamente dopo il referendum del 23 giugno, l’Fmi aveva previsto un rallentamento
del Pil dall’1,9 per cento all’1,7 per cento nel 2016 e dal 2,2 per cento
all’1,3 per cento.
Martedì 4 ottobre l’organizzazione economica ha rivisto
ulteriormente al ribasso le stime, arrivando fino all’1,1 per cento, e una
crescita potenziale nel medio periodo dell’1,9 per cento, due punti in meno
rispetto alle previsioni.
La sterlina, in caduta già dal voto sulla Brexit, ha toccato il minimo storico con il dollaro negli ultimi trentuno anni.
Sempre più economisti temono che il Regno Unito entrerà già
dal prossimo anno in recessione, con la stessa Banca d’Inghilterra che
attualmente prevede una crescita dello 0,3 per cento nel primo trimestre e
dello 0,7 per cento nel secondo.
Secondo l’Fmi, la crescita probabilmente rallenterà
sensibilmente nei prossimi due anni come conseguenza dell’incertezza in cui
vivono le aziende e gli investitori.
Il Fondo ha specificato che la confidenza dei consumatori è
ancora influenzata negativamente e che l’inflazione salirà il prossimo anno al
2,5 per cento, spinta dal deprezzamento della sterlina del 10 per cento
all’indomani della Brexit.
Non solo: le stime dell’Fmi considerano che le trattative
con Bruxelles si svolgano in maniera pacifica e che alla fine ci sarà solo una
crescita “limitata” delle barriere commerciali, cosa che al momento non sembra
scontata.