Il parlamento finlandese giovedì 28 aprile ha iniziato a discutere su una petizione firmata da oltre 53mila cittadini che chiedono di indire un referendum sull’uscita del paese nordico dall’euro.
La decisione finale arriverà solo tra quattro settimane e con ogni probabilità non porterà a un’uscita della Finlandia dalla moneta unica (cosiddetta “Fixit”), anche se l’elevato numero di firme sembra indicare un certo grado di insoddisfazione tra la popolazione rispetto alla situazione economica del Paese.
“Si tratta di un dibattito preliminare e i parlamentari sono tenuti per legge a discutere la proposta perché la petizione ha superato la soglia minima delle 50mila firme necessarie per essere esaminata”, ha spiegato il portavoce del parlamento finlandese.
La petizione è stata promossa dall’europarlamentare del Partito di Centro Paavo Vayrynen con lo scopo di ridare alla nazione la sua indipendenza economica e politica.
Tornare al marco finlandese permetterebbe di svalutare la moneta nei confronti dell’Euro e aumentare le esportazioni per aiutare l’economia in affanno.
La Finlandia, infatti, è cresciuta quest’anno dello 0,5 per cento dopo tre anni consecutivi di contrazione le cui cause principali sono da cercare nell’alto costo del lavoro e nella crisi del colosso della telefonia Nokia, la principale azienda del paese.
Il governo di centro destra negli ultimi tre anni ha incontrato serie difficoltà a rispettare i vincoli di bilancio dell’Unione europea e a migliorare la competitività delle esportazioni a causa dell’euro forte.
La Finlandia è l’unico dei paesi scandinavi a essere entrato nella moneta unica e secondo il governo i costi e le incertezze di una Fixit sarebbero superiori ai guadagni.
Nonostante l’iniziativa, la maggioranza dei finlandesi continua a essere favorevole alla moneta unica: in base a un sondaggio condotto da Eurobarometer, il 64 per cento degli abitanti vuole restare nell’Eurozona.
Tuttavia un rapporto pubblicato da un think tank conservatore ha calcolato il costo per tornare al marco finlandese di circa 20 miliardi di euro e considera l’ipotesi realistica nel lungo periodo.
“Uscire dall’euro non sarebbe facile, ma dobbiamo considerare quanto potrebbe aiutare il Pil a crescere”, sostiene Vesa Kanniainen, professore di economia all’Università di Helsinki e autore del rapporto.
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