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    Fine vita, il Vaticano apre a “spazi di mediazione legislativa”

    Credit: AGF
    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 8 Ago. 2024 alle 17:21

    Il Vaticano apre per la prima volta a “spazi per mediazioni legislative” sul tema del fine vita. Lo si legge nel Piccolo Lessico Del Fine Vita, un libro edito da Libreria Editrice Vaticana che raccoglie “una serie di voci esplicative e di approfondimento, rigorose concettualmente e aggiornate scientificamente”.

    Oggi, giovedì 8 agosto, il documento è stato consegnato a Papa Francesco dal presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Vincenzo Paglia.

    Nell’introduzione al volume, lo stesso monsignor Paglia, ricordando la dichiarazione Dignitas Infinita, spiega che essa “si pone su un piano eminentemente dottrinale”: “Possiamo anche notare come il documento non elabori una riflessione d’insieme sul rapporto tra etica e sfera giuridica”, fa notare il presidente della Pontificia Accademia per la Vita. “Rimane quindi aperto lo spazio per la ricerca di mediazioni sul piano legislativo, secondo il tradizionale principio delle ‘leggi imperfette’, in una società pluralista e democratica, in cui anche i credenti sono chiamati a partecipare alla ricerca del bene comune che la legge intende promuovere”.

    A proposito del tema cruciale del fine vita e della problematica del suicidio assistito, in uno dei passaggi centrali del libro si sottolinea: “Nella situazione italiana non si può ignorare che la sentenza della Corte costituzionale sollecita il Parlamento a colmare la lacuna legislativa rilevata in questo ambito, per di più in un contesto culturale che spinge, nei Paesi occidentali, verso una deriva eutanasica”.

    Ed ecco il passaggio più importante: “In questo quadro – si legge –  far mancare il proprio apporto alla ricerca di un punto di convergenza tra differenti opinioni rischia, da una parte, di condurre a un esito più permissivo e, dall’altra, di alimentare la spinta a sottrarsi al compito di partecipare alla maturazione di un ethos condiviso”.

    “Contribuire a individuare un punto di mediazione accettabile fra posizioni differenti è un modo per favorire un consolidamento della coesione sociale e una più ampia assunzione di responsabilità verso quei punti comuni che sono stati insieme raggiunti”, si legge ancora nel volume.

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