Le Filippine sospendono la cosiddetta guerra alla droga dopo il rapimento e l’assassinio di un uomo d’affari sudcoreano.
La polizia filippina scioglierà le unità antidroga e ripulirà i suoi ranghi dagli agenti corrotti, prima di riprendere la lotta al traffico di stupefacenti fortemente voluta dal presidente Rodrigo Duterte.
Quest’ultimo si è detto “imbarazzato” dal grave episodio che ha coinvolto un cittadino della Corea del Sud, rapito da alcuni membri delle forze dell’ordine e in seguito deceduto per strangolamento nel quartier generale della polizia. I sospetti dell’omicidio di Jee Ick-joo sono attualmente latitanti e hanno 48 ore per consegnarsi, altrimenti penderà sulle loro teste una taglia di 5 milioni di pesos filippini (circa 94mila euro).
Da quanto il controverso presidente delle Filippine è salito al potere il 30 giugno del 2016, oltre 7mila persone sono rimaste uccise nel corso del giro di vite sul traffico di droga nel paese. Si tratta per lo più di uccisioni extra giudiziali di piccoli spacciatori che hanno attirato le critiche della comunità internazionale e dei gruppi per la difesa dei diritti umani.
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