Saif al-Islam Gheddafi, figlio dell’ex dittatore Muammar Gheddafi, e altre otto persone sono state condannate a morte da una corte di Tripoli.
Sono accusati di crimini di guerra commessi nel 2011, durante la repressione della rivolta popolare che portò alla caduta della dittatura di Gheddafi.
Tra i condannati a morte, vi sono anche Abdullah al-Senussi, ex capo dell’intelligence durante il regime di Gheddafi, e l’ex primo ministro Baghdadi al-Mahmoudi.
Le accuse sono reclutamento di mercenari, attacchi indiscriminati sui civili con raid aerei, formazione di milizie armate illegali, spari sulla folla, incitazione alle violenze e agli stupri.
Nel processo altre sette persone sono state condannate a 12 anni di carcere, mentre quattro sono state rilasciate. Gli imputati hanno 60 giorni per presentare un appello.
Saif al-Islam Gheddafi non era presente al processo, perché al momento si trova nella città di Zintan, dove è tenuto prigioniero da un gruppo di ribelli, alleati del governo libico con sede a Tobruk riconosciuto dall’Onu ma rivali della fazione Alba Libica che controlla Tripoli, la capitale del Paese.
Secondo quanto riporta la Bbc, i ribelli – che avevano catturato il figlio di Gheddafi alla fine della guerra civile – non vogliono né consegnarlo alle autorità né ucciderlo, perché potrebbero chiedere un alto riscatto in futuro.
Il processo è stato aperto nell’aprile del 2014 e sin dall’inizio diverse associazioni dei diritti umani hanno riportato irregolarità, criticando la mancanza di obiettività nel sistema giudiziario libico e la scarsa trasparenza.
Dalla caduta di Gheddafi, la Libia è precipitata nel caos, contesa da fazioni rivali. Il parlamento ufficialmente riconosciuto dalla comunità internazionale ha sede a Tobruk, ma la capitale Tripoli è nelle mani del gruppo rivale Alba Libica.
La rivista settimanale italiana Internazionale ha elencato i gruppi armati che controllano la Libia.
Qui sotto: una mappa della Libia che mostra il territorio sotto il controllo delle diverse fazioni. Credit: Bbc