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    Ferite della rivoluzione tunisina

    La storia di Helmi Khadharoui, 18 anni, gettato vivo tra le fiamme nella Tunisia post rivoluzione

    Di Sana Sbouaï
    Pubblicato il 10 Gen. 2013 alle 18:11 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 23:01

    Ferite della rivoluzione tunisina

    Gettato vivo nelle fiamme, come per liberarsi dell’immondizia. Che tipo di essere umano farebbe questo genere di cose? Gettato vivo nelle fiamme e curato a stento, perché la Presidenza aveva bisogno di un preventivo dettagliato. Che tipo di essere umano fa questo tipo di obiezione? Che tipo di essere umano cerca di quantificare il dolore e la sofferenza?

    Helmi Khadhraoui, 18 anni, una vita in rovina. È lì, seduto sul divano, raggomitolato su se stesso, e fuma. Troppo. Lui è lì e mi chiedo se ogni volta che usa il suo accendino, sente di nuovo il fuoco sulla sua pelle, se l’odore della carne che brucia gli ritorna alla memoria, questo odore nauseabondo, questo pessimo odore, pungente.

    Helmi è stato cresciuto dalla nonna a Kasserine. Come molti, proviene da un ambiente svantaggiato. Aveva iniziato una formazione professionale per diventare un tecnico per le automobili. Con 10 dita, sperava di guadagnarsi onestamente da vivere. In realtà, non guadagnerà nulla. L’8 gennaio 2011 a Kasserine, due poliziotti lo hanno catturato e gettato a bruciare su alcuni pneumatici in fiamme. A 16 anni, la sua infanzia è finita là. Ha trascorso otto mesi in ospedale.

    Ora, ha il busto e il collo coperto di cicatrici, un orecchio danneggiato e ustioni sulle braccia, sulle mani e sulle gambe. Il certificato medico rilasciato a Ben Arous riferisce di lesioni “superficiali di secondo grado al viso e di secondo grado al livello del tronco, sia sugli arti superiori che inferiori, per il 33 per cento della superficie corporea”.

    Estate e inverno, indossa una sciarpa intorno al collo. Le persone che non l’hanno vissuto sulla propria pelle non conoscono la vergogna di un corpo segnato: un evento nella nostra vita che ci segue ovunque, ogni volta che ci troviamo davanti a uno specchio, che si vede nelle facce degli altri quando i loro occhi vagano e insistono troppo a lungo, scrutano la pelle e cercano di capire.

    Helmi non vede alcun avvenire, si vergogna di sè stesso. Non vuole andare a scuola. Ma potrà lavorare un giorno? Ora, Helmi rischia di perdere un braccio, perché la Presidenza gli ha presentato il conto. Il 27 dicembre, il ministro degli Affari Sociali lo ha ricevuto. Khalil Zaouia è un ortopedico. Dice che Helmi deve essere prontamente curato, ha una briglia a livello dell’ascella e i suoi nervi possono essere danneggiati. Il ministro telefona direttamente al Dr. Jmela, chirurgo plastico, che riceve Helmi il giorno successivo. In due mesi, gli può offrire una vita nuova: può curargli l’orecchio, le cicatrici sul collo, gli consentirà di utilizzare di nuovo completamente il braccio. Il Dr. Jmela è pronto per operare gratuitamente.

    Era sufficiente che il costo della clinica fosse pagato. La Presidenza aveva detto di sì. Quindi giovedi 3 gennaio Helmi si è presentato per il trattamento. Ma nessun versamento era stato ricevuto. Il giorno successivo, il preventivo è stato inviato alla Presidenza. Sabato, la Presidenza ha richiesto una versione dettagliata. Helmi aspetterà.

    Quando è stato ricoverato nell’ospedale per le ustioni a Ben Arous nel gennaio 2011, il certificato medico ha dichiarato che Helmi aveva cercato di uccidersi. Una grande bugia, un crimine … di nuovo. Il caso di Helmi è stato citato nella relazione Bouderbala, che racconta di un giovane aggredito dalla polizia a Kasserine, gettato nel fuoco. Il nome di Helmi è menzionato nella lista dei feriti nella relazione Bouderbala. Quindi è impossibile gridare al falso.

    Quando avrebbe dovuto registrarsi presso il governatorato per beneficiare della copertura delle spese per l’assistenza sanitaria, Helmi si trovava in ospedale, incapace di muoversi. Non ha ricevuto né un riconoscimento né un indennizzo. Alcuni in seno all’Anc continuano a denigrarlo, sostenendo che ha tentato di suicidarsi, non ci sono mai stati dei poliziotti, né dei pneumatici in fiamme, e nessuno è mai stato gettato vivo in quelle fiamme.

    Dopo aver elemosinato le cure dovute, dopo essere stato lasciato senza sostegno psicologico, Helmi è stato trattato come un bugiardo. Eppure, è questo l’inizio della guarigione: la constatazione delle ferite. Il riconoscimento della verità e il ringraziamento per il coraggio.

    Signor Marzouki, solo nel tuo palazzo, e signor Jebali, capo di un governo triste, se non vivete rintanati, è perché la carne di questo giovane ha bruciato. Questo perché, in mezzo alla strada, ha spaventato l’orco di cui voi avete sognato la caduta. Oggi, voi siete l’orco, ingrato e cieco. È Helmi che vi ha permesso di esistere altrimenti, Helmi e altri. Oggi, il vostro disprezzo uccide. Non potreste essere più insolenti di così, Signori! Helmi non ha paura degli orchi.

    Dal blog Nawaat per The Post Internazionale
    Traduzione di Maria Dolores Cabras

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