Sotto braccio la tavola da surf rosa shocking e davanti a sé una striscia di oceano che la attende. Dopo aver accuratamente raccolto i capelli biondi sotto l’hijab, Easkey Britton, campionessa irlandese di surf, è pronta a dimostrare che anche le donne musulmane possono praticare questo sport, provando il sentimento di libertà che solo il mare è capace di offrire.
Nessuno la attendeva e non aveva idea di quale sarebbe stata l’accoglienza. Non sapeva neanche se ci sarebbero state onde. Ma convinta della sua missione è volata fino in Iran. Destinazione Chabahar, città nella zona meridionale del Paese che si affaccia sul Golfo di Oman e rappresenta il miglior punto di accesso all’Oceano Indiano.
Tra gli occhi curiosi e stupiti della gente, la ragazza irlandese ha iniziato a cavalcare le onde. Una donna che fa surf in hijab non è sicuramente uno spettacolo usuale per gli abitanti del posto e persino la polizia locale è stata chiamata per controllare cosa stesse accadendo. “Fare surf indossando un velo di lycra quando ci sono 30 gradi non è facile”, racconta Easkey Britton, che si dichiara molto soddisfatta dell’impresa, post l’interesse suscitato tra i passanti.
Il suo obiettivo è quello di incoraggiare le donne dei Paesi meno ricchi a provare la libertà delle onde. “Vorrei vedere più donne praticare questo sport, vorrei diventasse un’attività per tutti. Fanno surf anche nella Striscia di Gaza e in Bangladesh, e ci sono in ballo progetti importanti per utilizzare la tavola quale mezzo di sostegno ai bambini delle favelas brasiliane. È la dimostrazione che il surf è molto più di un passatempo, uno strumento capace di offrire nuove opportunità a donne e ragazze” spiega la Britton.
Tra le donne musulmane della California il surf si sta diffondendo in modo significativo, tanto che un’azienda del settore ha iniziato a produrre il ‘burkini’, una speciale muta che copre interamente il corpo, così come previsto dall’Islam. Simile alla muta già creata per le nuotatrici dei Paesi mediorientali, il burkini lascia scoperti solamente il viso, le mani e i piedi. La campionessa irlandese Britton conclude affermando che il suo scopo è di riportare questo sport alle origini, quando era prettamente femminile: “Nelle Hawaii, dove è nato, il surf era praticato da tutti, ricchi e poveri, ma soprattutto era praticato dalle donne”.