Lunedì 29 gennaio è stata pubblicata in India l’indagine economica 2017-2018, in cui si evidenzia come i genitori indiani scelgano di continuare a procreare fino a quando non raggiungono il numero desiderato di figli maschi.
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Nonostante tutte le campagne di sensibilizzazione, fatte anche sui social, per porre fine alla selezione di genere in India, la preferenza per i figli maschi è ancora molto forte. Negli ultimi anni, però, questo fenomeno ha assunto una forma più sottile.
Secondo uno studio del 2011, pubblicato sulla rivista The Lancet, gli atti di feticidio si verificavano soprattutto nelle famiglie che avevano già una figlia e tra genitori istruiti e benestanti che avevano familiarità con la tecnologia a ultrasuoni e potevano permettersi gli aborti.
“Il numero delle bambine abortite è in aumento e potrebbe aver raggiunto i 12 milioni negli ultimi trent’anni”, ha detto Prabhat Jha, autore principale dello studio realizzato presso il Center for Global Health Research di Toronto, in Canada.
Ma il nuovo studio evidenzia un tipo di selezione di genere ancora più delicata. Dal momento che non tutte le famiglie possono permettersi i costi degli aborti e gli esami durante la gravidanza, i genitori indiani scelgono di continuare a procreare finché non hanno raggiunto il numero di figli maschi che desiderano
Questo tipo di selezione è chiamata dal rapporto economico “Meta-Preferenza” del figlio. La denominazione suggerisce che, se tale pratica evita l’aborto selettivo del sesso, tuttavia può gravemente nuocere alle bambine indiane riducendo drasticamente le risorse a loro disposizione.
“Le famiglie in cui nasce un maschio hanno maggiori probabilità di smettere di avere figli rispetto a quelle in cui nasce una femmina” afferma lo studio, diretto dal consulente economico del governo indiano Arvind Subramanian.
Secondo lo studio, l’India potrebbe avere ben 21 milioni di “ragazze indesiderate”.
Per giungere a questa conclusione, è stato esaminato un indicatore chiamato “rapporto sul sesso dell’ultimo bambino” (sex ratio of the last child – SRLC), utilizzando decenni di dati di indagini demografiche e sulla salute. Se l’indicatore risulta fortemente distorto, significa che la società ha una preferenza per un determinato genere e questo, purtroppo, è quello che sta accadendo in India.
Il seguente grafico mostra come, in India, il rapporto tra i sessi cambi con ogni bambino che nasce. Il pannello a sinistra evidenzia che il rapporto tra i sessi del primo figlio nelle famiglie indiane con più di un figlio è 1,07, abbastanza vicino alla media degli altri paesi.
Ma, in India, il rapporto tra i sessi dell’ultimo figlio avuto dalle varie famiglie è di 1.82, quindi fortemente sbilanciato a favore del sesso maschile. Il contrasto diventa più chiaro quando l’India viene confrontata con un paese come l’Indonesia, dove l’SRLC è vicino al valore “ideale” di 1.
Lo studio ha analizzato questo indicatore suddividendo i dati anche per regione. Il Meghalaya, una regione dell’India nord-orientale, si è distinto perché il rapporto tra i sessi alla nascita e l’SRLC sono vicini al punto di riferimento.
Ma gli autori hanno anche scoperto che le regioni che non praticano aborti selettivi del sesso, come il Kerala, nell’India meridionale, hanno dimostrato un’alta “meta preferenza” del figlio maschio, registrando un SRLC distorto.
“Sulle questioni di genere – si legge nel rapporto – non solo il governo ma l’intera società civile, le comunità, le famiglie, devono riflettere su abitudini e retaggi culturali […] che generano circa 21 milioni di ragazze ‘indesiderate’. E che, inoltre, stanno inclinando i rapporti di nascita tra i sessi che caratterizzano le famiglie di origine indiana anche in Canada. Date queste osservazioni, lo stato e tutte le parti interessate hanno un ruolo importante da svolgere nell’aumento delle opportunità disponibili per le donne sia nell’istruzione sia nell’occupazione”.