Almeno cinquantamila civili iracheni sono “in grave pericolo” a Falluja, 50 chilometri a ovest della capitale irachena Baghdad. È l’allarme lanciato dalle Nazioni Unite all’indomani dell’inizio dell’offensiva dell’esercito per riconquistare la città, nelle mani del sedicente Stato islamico.
Il portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric ha detto che la sorte dei civili è messa a rischio e ha chiesto che vengano aperti corridoi umanitari per consentire loro di lasciare l’area.
Il gruppo jihadista aveva conquistato Falluja, nel gennaio 2014, prendendo poi il controllo di vaste aree dell’Iraq settentrionale e occidentale.
Prima dell’offensiva, le forze irachene avevano assediato Falluja per diversi mesi.
I circa 10mila famiglie che vivono nella città hanno dovuto affrontare per mesi una grave carenza di cibo, medicine e altri beni di prima necessità. I prezzi sono aumentati in modo drammatico.
Domenica 22 maggio l’esercito iracheno aveva esortato tutti i civili a lasciare Falluja e chiesto a coloro che non potevano farlo di issare una bandiera bianca sul tetto delle proprie case.
Dopo mesi di assedi e scontri il governo si è impegnato a “liberare” la città una volta per tutte, in una operazione dal nome in codice “Break terrorism”.
Gli analisti non sono concordi nel fare ipotesi su quanto potrà durare la campagna militare. Secondo molti la città è talmente indebolita che non potrà resistere a lungo.
La portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha riferito che sono circa 80 le famiglie fuggite da Falluja. L’Onu ha creato nelle città vicine dei campi di accoglienza.