Cinque miliziani dell’Isis e due soldati sono stati uccisi negli scontri scoppiati dopo un fallito attentato a un checkpoint di sicurezza nel Sinai del nord, in Egitto.
Secondo le parole di Tamer el-Rifai, un portavoce dell’esercito egiziano, “uno dei terroristi indossava un giubbotto esplosivo”. Dopo aver tentato di fare irruzione in uno dei checkpoint, l’uomo è stato ucciso dalle forze di sicurezza prima di riuscire a farsi saltare in aria.
I funzionari egiziani hanno rivelato che l’attacco si è svolto poco fuori la città di Rafah, al confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto. Al momento non sono ancora state diffuse le identità delle vittime.
Il sedicente Stato Islamico ha rivendicato l’attacco tramite un comunicato diffuso da Amaq, il suo organo di propaganda.
Ha inoltre confermato il fatto che uno dei terroristi coinvolti nell’operazione indossasse un giubbotto esplosivo.
Di soli due giorni fa è la notizia di un altro attentato dell’Isis nella provincia del Sinai. L’11 settembre i jihadisti del Wilayat Sinai, che rappresenta il sedicente Stato Islamico nella regione, hanno colpito un convoglio della polizia militare ad Arish, il capoluogo del Governatorato del Sinai del nord.
Nell’imboscata sono stati fatti esplodere tre mezzi blindati e sono stati uccisi 18 poliziotti.
Dall’estromissione di Mohamed Morsi dalla presidenza egiziana, avvenuta a metà 2013, gli scontri tra islamisti ed esercito nel Sinai del nord sono in costante aumento.
Centinaia di poliziotti e soldati sono stati uccisi da quando è esplosa la protesta armata. Negli ultimi mesi gli attacchi si sono estesi ai cristiani copti, che costituiscono il dieci per cento della popolazione egiziana.
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