Facebook ha permesso ai colossi della telefonia mobile, tra cui Apple e Samsung, di accedere alle informazioni personali dei suoi iscritti.
È quanto emerge da una inchiesta del quotidiano statunitense New York Times, secondo cui il social network fondato da Mark Zuckerberg ha siglato accordi con almeno 60 aziende produttrici di smartphone permettendo loro di accedere alle informazioni degli utenti senza il loro consenso.
Le partnership risalgono a dieci anni fa, ma secondo il Ny Times sono operative ancora oggi.
La notizia alimenta le polemiche sulla privacy degli utenti di Facebook, dopo lo scandalo Cambridge Analytica.
Facebook ha risposto alle accuse del giornale statunitense con un comunicato online, intitolato “Perché non siamo d’accordo col New York Times”, negando che queste partnership fossero un problema per la privacy degli utenti.
Secondo quanto emerso nell’inchiesta giornalistica, intorno al 2008 il social network strinse accordi con decine di produttori di smartphone, tra cui Apple, BlackBerry, Samsung, Microsoft, per rendere disponibili le proprie funzioni ai loro utenti.
All’epoca, infatti, non era ancora diffusa la app mobile di Facebook.
Le partnership in questione, secondo il Ny Times, hanno permesso ai colossi della telefonia di accedere ai dati degli utenti del social, inclusi quelli dei rispettivi amici, senza autorizzazione esplicita.
Gli accordi avrebbero mantenuto efficacia anche dopo il 2015, quando Facebook diede una stretta alle app di servizi terzi limitando la possibilità di raccogliere informazioni sugli amici degli utenti, e sarebbero ancora in corso, sebbene a partire dallo scorso aprile il social network avrebbe iniziato a chiuderne alcuni.
Secondo il vice presidente di Facebook, Ime Archibong, i partner che realizzano smartphone possono usare i dati solo per fornire le loro versioni “dell’esperienza Facebook” agli utenti.
Tuttavia, il New York Times sostiene che alcuni di questi partner sarebbero in grado di estrarre informazioni come lo stato sentimentale dell’utente, la religione, affiliazioni politiche ed eventi cui voglia partecipare.
E potrebbero ottenere anche dati sui suoi amici, anche su quelli che avevano negato il permesso di condividere informazioni con terze parti.
Nel suo comunicato ufficiale pubblicato online Facebook ha sottolineato che questi accordi sarebbero nati quando ancora non era diffusa la app mobile sui vari dispositivi.
“Questi partner hanno firmato degli accordi che impedivano l’uso di tali informazioni sugli utenti per qualsiasi altro scopo che non fosse ricreare l’esperienza Facebook”, scrive il social network.
“I partner non potevano integrare le funzioni Facebook di un utente con i loro dispositivi senza il permesso da parte dello stesso. I nostri team dedicati approvavano l’esperienza Facebook sviluppata da queste aziende. Diversamente da quanto sostenuto dal New York Times, le informazioni degli amici, come le foto, erano solo accessibili sui dispositivi quando gli utenti decidevano di condividere i loro dati con quegli amici. Non siamo a conoscenza di abusi da parte di queste aziende”.
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