La battaglia al revenge porn e all’estorsione sessuale sul web ha portato Facebook a indagare su 54mila profili. Secondo un rapporto il cui contenuto è stato pubblicato il 22 maggio dal quotidiano britannico The Guardian, il social network di Zuckerberg ha sospeso nel mese di gennaio 14mila account coinvolti in casi di abuso sessuale di questo tipo.
Sul totale dei casi considerati, 33 avevano per vittime bambini. Al momento la piattaforma si basa sulle segnalazione degli utenti per analizzare ed eventualmente procedere alla cancellazione di contenuti considerati non in linea con la sua policy o al limite dell’illegalità.
Esistono ancora molti punti critici riguardo all’efficacia del sistema di controllo messo in atto da Facebook. È in uso un software che riesce a individuare le immagini di contenuto esplicito postate sulle bacheche degli utenti. Tuttavia, spesso stabilire il confine tra ciò che può essere accettato e ciò che non lo è risulta complicato.
L’azienda ha rifiutato di commentare le cifre rivelate dai media, ma le informazioni che appartengono ai cosiddetti Facebook Files forniscono una descrizione dettagliata delle regole applicate per individuare i contenuti sessuali da eliminare.
Nel dettaglio, dei 54mila profili che sono sotto la lente dei moderatori, per 51.300 si sono registrati tentativi di utilizzare immagini intime per umiliare o ottenere una vendetta nei confronti di una persona. I casi di estorsione sessuale con la richiesta di denaro o di altre immagini di contenuto esplicito sono stati 2.450.