Il brano più gettonato dalle allieve della scuola di musica “The Miraculous love Kids” di Kabul, in Afghanistan, è Don’t Panic dei Coldplay, seppur cantata in una traduzione un po’ arrangiata in lingua dari e strimpellata sulle vecchie corde delle chitarre acustiche.
Qui, nella speciale scuola di musica per bambine afghane costrette a vivere ai margini delle strade polverose della capitale e a sbarcare il lunario facendo le venditrici ambulanti, o altri umili lavori, trovano spazio anche i successi musicali di Bono Vox con gli U2, di Peter Gabriel o Bob Marley.
A dirigere il piccolo gruppo di bambine c’è Lanny Cordola, un ex chitarrista di Los Angeles. Capelli lunghi fino alle spalle, giacca di pelle in stile rock, bandana ben stretta sul capo e bracciali con le borchie ai polsi, da due anni a questa parte Lanny è il direttore artistico della scuola di musica di Kabul.
Dopo aver spopolato negli anni Ottanta e Novanta esibendosi su numerosi palcoscenici americani al fianco di numerosi gruppi rock, nel 2014 Lanny ha deciso di appendere la chitarra al chiodo e vestire i panni dell’insegnante di musica a Kabul appunto.
Egli ha offerto a queste bambine sfortunate la possibilità d’imparare a suonare uno strumento musicale, sullo sfondo di un paese dilaniato dalla guerra e segnato da frequenti attentati suicidi.
Il numero di ragazze che oggi frequentano la scuola è sensibilmente aumentato, variando dalle 20 alle 50 allieve. Nelle loro poche ore a disposizione, le giovani allieve imparano a suonare brani di gruppi occidentali ma anche canti di speranza e di pace della loro tradizione culturale.
Com’è nato il progetto “The Miraculous love kids”
Oggi sulle pareti dell’appartamento adibito a scuola di musica campeggiano due gigantografie. Esse ritraggono delle bambine sorridenti. Sono Parwana e Khorshid, due sorelle, uccise quattro anni fa in un attentato suicida nei pressi di quello che allora era il quartier generale della Nato a Kabul.
E’ stata proprio la loro triste storia personale a spingere Lanny nell’intraprendere questo lungo viaggio, che da Los Angeles lo ha portato nel 2012 prima e nel 2014 poi a vivere temporaneamente nella capitale afghana.
Tra le sue allieve c’è anche Mursal, 12 anni, la sorella più piccola di Parwana e Khorshid. All’epoca in cui accadde la tragedia, Mursal aveva appena sette anni. Quel giorno in cui le sue sorelle maggiori morirono, Mursal decise di unirsi a loro e ai suoi fratelli per andare a vendere fazzoletti, scialli e oggetti di artigianato vicino alla base delle truppe internazionali dislocate a Kabul.
In quella zona a volte si faceva qualche buon affare, essendo uno dei punti di passaggio e di maggior afflusso di soldati e civili.
Era l’8 settembre del 2012. Come ogni mattina, le sorelle erano arrivate al loro solito posto e avevano allestito il loro banchetto. La zona era particolarmente affollata, soprattutto di bambini impegnati a contrattare e guadagnare qualche soldo con i loro oggetti.
Mursal si era allontanata di qualche metro lasciando le sorelle più grandi a gestire gli affari, ignara di cosa sarebbe successo di lì a poco. Parwana e Khorshid si erano appostate vicino al cancello principale della struttura militare, nella speranza di poter vendere qualche oggetto in più, quando un ragazzo loro coetaneo si avvicinò facendosi saltare in aria.
Quel giorno almeno sei bambini morirono. Tra loro c’erano anche le sorelle di Mursal.
Da Los Angeles a Kabul, migliaia di chilometri dopo, Lanny Cordola colpito dalla storia delle sorelle morte in un attacco suicida, come lui stesso ha raccontato alla BBC, ha deciso di incontrare la famiglia di Parwana e Khorshid. “Non avrei mai pensato che un giorno sarei venuto in Afghanistan. E invece eccomi qui”.
Dopo l’incontro con i genitori delle giovani vittime, l’ex chitarrista ha iniziato a maturare l’idea di come poter fornire un giusto sostegno. Quattro anni dopo è tornato in Afghanistan con un progetto concreto e nel contempo ambizioso: aprire una scuola di chitarra per le bambine più povere del paese.
“L’obiettivo è quello di offrire a queste ragazze la possibilità di potersi creare un futuro. Un giorno, chissà, saranno in grado di viaggiare per il mondo, di suonare e comporre loro stesse la propria musica, raccontando attraverso quest’ultima la storia della loro vita, e dell’intero popolo afghano”.
(Qui sotto Mursal stringe fra le mani la sua chitarra rosa. Credit: Facebook)
Il futuro della scuola di musica
Il sogno di Lanny sarebbe quello di ampliare il progetto, facendo in modo che le allieve della scuola possano in futuro “collaborare con altre ragazze e con bambini provenienti da altre parti del mondo, trasformandolo in un fenomeno internazionale mondiale”.
Tutto questo potrebbe rappresentare un’opportunità per tante bambine e adolescenti, che hanno alle spalle un vissuto personale a volte tragico. Alcune di loro hanno perso la famiglia in attacchi suicidi a Kabul, mentre altre sono costrette dai loro genitori a lavorare come venditrici ambulanti per le strade di Kabul.
Ma l’iniziativa di Lanny, in questi due anni di vita, ha già apportato dei benefici concreti all’esistenza di tante bambine, Mursal inclusa.
“Dopo la morte di Parwana e Khorshid ero triste. Un giorno mi portarono in un ristorante e mi presentarono quest’uomo, dicendomi che sarebbe diventato il mio tutor. Lui mi diede in mano una chitarra e da quel giorno non ho più smesso di suonare e cantare. Tutto ciò ha cambiato la mia vita e mi ha aperto un mondo nuovo”, ha raccontato la bambina che da grande sogna di diventare un’insegnante di musica.
(Qui Lanny Cordola suona accompagnato dalle sue allieve nella scuola di musica di Kabul)