Dietro il disastro aereo in Etiopia, in cui hanno perso la vita 157 persone tra cui 8 italiani, potrebbe esserci il sofisticato software installato sul Boeing 737 Max. Un’ipotesi è che i piloti abbiamo comunicato alla macchina dei dati errati e che il software abbia impedito loro di porvi rimedio.
Lo spiega al quotidiano La Repubblica Danilo Recine, esperto di Anpac, l’associazione professionale dei piloti italiani.
“Possiamo ipotizzare che qualcosa non abbia funzionato nel dialogo tra il software che gestisce il volo in gran parte delle sue fasi, e i piloti”, dice Recine, che ipotizza analogie tra l’incidente dell’Ethiopian Airlines e la strage del volo Lion Air in Indonesia, a ottobre 2018, in cui sono morte 189 persone tra cui l’italiano Andrea Manfredi. Anche in quel caso l’apparecchio era un Boeing 737 Max.
“È presto per dare un’interpretazione dell’incidente o fare dei paralleli tra i due casi, ma possiamo sicuramente dire che qualcosa, in questo dialogo uomo-macchina, non ha funzionato costringendo i piloti a effettuare delle scelte che hanno cercato di contrastare le manovre di correzione automatica messe in opera dai controlli dell’aereo”, spiega l’esperto di Anpac.
Il Boeing 737 Max è l’ultima versione dei 737 prodotti dall’americana Boeing. Nelle indagini seguite al disastro della Lion Air è emerso che l’incidente potrebbe essere stato causato dal nuovo sistema di avionica installato su questo tipo di aerei. Un software di pilotaggio automatico elaborato per prevenire lo ” stallo” del velivolo, la situazione che prelude alla caduta.
Nel caso in cui nel software vengano inserite informazioni sbagliate su altitudine e angolo di volo, la macchina potrebbe reagire provocando un’improvvisa perdita di quota. Alcuni sindacati dei piloti hanno sostenuto che i loro colleghi comandanti non avrebbero ricevuto una formazione adeguata riguardo al cambio di software
“Nell’incidente della Lion Air erano errati alcuni parametri inviati in cabina, come velocità, altitudine. La macchina ha reagito mettendo in pratica delle contromisure per correggere qualcosa che nella realtà non stava accadendo. E cioè ha modificato l’assetto e la velocità pensando ad un evento che non si stava verificando. E a nulla sono valse le reazioni ‘in manuale’ dei piloti. Potremmo trovarci di fronte a qualcosa di simile”, spiega Recine.
“Eventuali avarie di sensori o spie, con questi automatismi non sono facilmente aggirabili dall’uomo: i guasti o errori software rendono le cose molto complicate da gestire. Paradossalmente, sarebbe molto più facile per un pilota controllare un incendio di uno dei motori che un guasto di questo genere”.
>>>> Aereo caduto in Etiopia, timori sulla sicurezza dei Boeing 737. E in Italia ce ne sono 3
Leggi l'articolo originale su TPI.it