All’indomani di un’elezione presidenziale che ha evitato per un soffio di consegnare l’Austria al primo presidente di estrema destra d’Europa, il partito sconfitto insinua il dubbio di brogli.
Alexander van der Bellen, ex leader dei Verdi e candidato indipendente alle presidenziali, ha vinto con uno scarto di poche decine di migliaia di voti sul suo avversario ultranazionalista Norbert Hofer, del partito della Libertà (Fpoe).
Ma il segretario del Fpoe, Herbert Kickl, non ci sta e parla di incongruenze nei risultati del voto per corrispondenza, quello che ha consegnato la vittoria a van der Bellen, originariamente in svantaggio.
Kickl parla addirittura di ingerenze che avrebbero favorito il candidato indipendente “aggiustando” il voto in modo che fosse eletto.
Gli fa eco il leader del Fpoe, Heinz-Christian Strache, il quale ha notato sulla propria pagina Facebook che in alcune località l’affluenza è stata, secondo i dati ufficiali, del 146,9 per cento.
Il ministro dell’Interno ha subito replicato spiegando che si è trattato di un banale errore di inserimento dei dati.
Arrivato a sfiorare la più alta carica dello stato, il Fpoe si prepara alle elezioni generale del 2018 forte di un exploit senza precedenti, alimentato dalle preoccupazioni degli austriaci per la crisi dei migranti.
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