Essere una donna a Nuova Delhi
La paura di fare tardi, di incrociare lo sguardo di uno sconosciuto, di essere sola in una città che sembra essere così pericolosa. Quella sfiducia che porta a guardare con diffidenza persino l’amico di sempre. La rabbia per non poter vivere la propria vita senza condividerla con una paura quotidiana che limita il vestiario, gli orari, i mezzi di trasporto, la propria indipendenza e libertà. Questi sono i sentimenti di migliaia di donne indiane che ogni giorno temono di non riuscire a tornare a casa sane e salve.
Medha racconta la sua storia. Si sfoga ammettendo che i rimproveri e quelle che le sembravano eccessive raccomandazioni dei suoi genitori erano invece assolutamente necessarie. Costretta a dargli ragione, ma soprattutto costretta ad ammettere che ha paura per se stessa, per la sua dignità, per la sua reputazione ma soprattutto per la sua sicurezza.
“Sono una di quelle ragazze che le zie pettegole definirebbero con disprezzo ‘un tipo moderno’, e questo perché non vivo con i miei genitori ma in un appartamento che condivido con altri coinquilini, perché esco con gli amici, molti dei quali uomini, e indosso pantaloni e vestitini. Mi piace andare a vedere i film al cinema o uscire a cena fuori. Ma non ho nessuno a casa ad aspettare il mio rientro e in molti credono che le conseguenze di questa mia ‘modernità’ mi costeranno molto”. Medha descrive le sue abitudini e le sue passioni così simili a quelle di tanti ragazzi in tutto il mondo. Forse proprio per questo è difficile immaginare come quella quotidianità possa essere considerata estremamente pericolosa. “Delhi può essere una città molto crudele per le donne, specie quelle sole. Gli uomini ti fissano di continuo e non mancano mai di fare commenti poco apprezzabili, fino ad arrivare a delle vere e proprie molestie”.
Medha continua spiegando come sia difficile sopportare situazioni simili, e quanto sia fastidioso ascoltare i continui consigli che le vengono ripetuti ogni giorno. “Chiunque ti dice come devi vestirti, come devi parlare, che parole usare, come devi comportarti con i vicini, con i colleghi. In pratica cosa evitare di fare per provocarli. Sono sicura che se mi capitasse qualcosa, in molti direbbero che è stata colpa mia, che me la sono cercata magari perché indossavo una gonna o perché ero in un bar”. Poi conclude con sdegno: “Una donna per essere sicura dovrebbe evitare qualsiasi tipo di interazione sociale, evitare la maggior parte dei mezzi di trasporto quando è buio ed evitare anche di andare in giro con amici di sesso maschile perché negli ultimi casi di violenza sessuale proprio loro erano gli stupratori. Avevano ragione i miei genitori quando dicevano che Delhi non perdona. Capisco le loro preoccupazioni e per questo mi arrabbio. Ho paura”.
Solo a Nuova Delhi nel 2012 sono stati registrati 600 casi di stupro. Ma i pericoli che si corrono nella capitale sono in realtà gli stessi di numerose zone e città dello Stato indiano. Su Facebook, tantissimi i post che invitano le donne a non usare gli autobus in nessun caso, e che diffondono numeri di telefono per servirsi di speciali taxi con autisti di sesso femminile appositamente istituiti dallo Stato. ‘You can be the next victim’ sotto questo titolo elenchi di consigli da seguire: sedersi sempre vicino al corridoio dell’autobus per evitare di essere bloccate da possibili molestatori e in modo di lasciare il mezzo più facilmente in caso di pericolo, guardarsi intorno mentre si utilizza un telefono pubblico, chiudersi dentro la propria macchina e porre attenzione ai finestrini che potrebbero essere facilmente rotti, modificare la propria routine giornaliera per evitare che possibili aggressori conoscano abitudini, mezzi usati e abitazione della potenziale vittima. Discrezione anche sui social network e sulle foto pubblicate, consigli sull’autodifesa e l’uso dello spray al peperoncino che non deve mai mancare nella borsetta.
Questi gli avvisi che circolano sulla rete mostrando una situazione di assoluta emergenza aggravata dalla circostanza che l’India soffre di una netta sproporzione tra popolazione di sesso maschile e femminile, derivante dalle antiche credenze e tradizioni che da sempre favoriscono i figli maschi.