Le truppe irachene venerdì 17 giugno sono entrate nel centro di Falluja e hanno ripreso il controllo degli uffici governativi, cacciando i miliziani dell’Isis. A dare la notizia sono stati alcuni comandanti sul campo di battaglia.
Il generale Abdul Wahhab al-Saadi ha dichiarato alla BBC che le forze d’elite dell’antiterrorismo e d’intervento rapido della polizia federale hanno “liberato” il municipio cittadino, issando la bandiera irachena.
Falluja, una città a maggioranza sunnita a 60 chilometri a ovest della capitale Baghdad, dal 2014 era diventata una roccaforte del sedicente Stato islamico.
Le forze governative di Baghdad hanno lanciato l’offensiva per riconquistare Falluja quattro settimane fa, dopo un assedio ai quartieri periferici durato mesi.
Dopo un’accanita resistenza iniziale, l’esercito iracheno ha incontrato una scarsa resistenza da parte dei miliziani dell’Isis che si sono ritirati dal centro della città lasciando campo libero ai militari, concentrando la resistenza nei quartieri occidentali della città.
Negli scontri sono morti decine di combattenti del sedicente Stato islamico.
Nella mattina di venerdì 17 giugno il comando del battaglione di volontari sunniti di Anbar ha inoltre annunciato la liberazione del quartiere di Nazzal. In precedenza l’esercito aveva già riconquistato altri distretti nella parte orientale e meridionale della città.
Non sono state ancora diffuse notizie sulle condizioni dei 50mila civili rimasti intrappolati nella città quando è scattata l’offensiva dell’esercito iracheno.
I miliziani dell’Isis sono sospettati di averli utilizzati come scudi umani per rallentare l’avanzata delle truppe governative e ridurre i bombardamenti da parte dell’aviazione della coalizione a guida statunitense e molti di loro sarebbero stati uccisi dai jihadisti mentre tentavano di fuggire dalla città.
Secondo quanto riferiscono testimoni all’emittente televisiva al Jazeera, le forze di sicurezza irachene avrebbe impedito ai profughi di Falluja di arrivare nella capitale, Baghdad.
Un gran numero di famiglie sarebbero bloccate presso il valico da dieci giorni dopo essere scappate dall’operazione militare e dagli scontri in corso in città tra il sedicente Stato islamico e l’esercito.
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